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Torna il sogno Interrail: anche così si costruisce l'Europa

Articolo di Avvenire.

All’alba di un’Europa che nessuno o quasi aveva ancora visto, in un tempo in cui i sogni di libertà di un ventenne erano ancora legati a quel po’ di musica che attraversava le frontiere, prima di Schengen e dei voli low cost, della caduta del Muro in anni che in Italia sapevano già di piombo, un biglietto di carta rettangolare venti per dieci cambiò all’improvviso l’immaginario di quei ragazzi che sapevano e potevano guardare al di là dei propri confini.

Interrail, così si chiamava il nuovo pass per i minori di 21 anni che accese la fantasia di quella primavera del ’72: consentiva di girare mezza Europa per un mese a prezzi economici, dando la forse illogica possibilità di passare dalla sera alla mattina da Berlino a Vienna, da Amsterdam a Parigi, da Madrid a Lisbona. Zaino in spalla, testa leggera, un’identità che si faceva europea prima che la stessa Europa, quella della circolazione libera e senza frontiere, forse esistesse ancora.
Torna ora, l’Interrail - e a ben vedere non era mai sparito del tutto – per i 18enni e in maniera gratuita: le domande aprono domani a mezzogiorno e c’è tempo per candidarsi sulla pagina di DiscoverEU fino al 13 novembre. I posti, però, sono limitati e suddivisi per i Paesi europei in base alla popolazione: per l’Italia sono a disposizione poco meno di 5mila pass, 35mila quelli totali. Tocca fare presto, insomma. Ai candidati, solo quelli nati nel 2007, verrà chiesto di rispondere ad alcune domande e i selezionati (al massimo in gruppi di cinque amici) potranno viaggiare fino a un mese al massimo a partire da marzo prossimo. Per chi ha più di 18 anni - e vuole riscoprire un modo diverso di viaggiare rispetto ai voli low cost - sono sempre acquistabili i pass Interrail a pagamento.
Quel pezzo di carta di un tempo – oggi un più anonimo Qr code sullo smartphone, difficilmente incorniciabile in cameretta – ha messo da tempo in circolo qualcosa che va oltre il viaggio: lo slancio di un’identità aperta, la rottura di un confine invisibile. Per i 18enni torna ora quell’idea, quella palestra di cittadinanza europea, uno spazio di condivisione, scoperta, familiarità. E’ l’Europa lontana dai vertici di Bruxelles – ingessata, percepita come alveo di norme e burocrazie – l’Europa che si incontra, si tocca, si attraversa. Dall’Interrail all’Erasmus, per citare un altro programma che ha regalato sogni e opportunità ai giovani europei, l’Europa più vera per generazioni di viaggiatori resta proprio questo: il confronto con l’altro, la vicinanza, la scoperta. Se sui social network e nelle conversazioni quotidiane l’Unione Europea sembra talvolta un’entità astratta che impone regole scomode, da cui ci si sente esclusi o solo “governati”, sui binari di un Interrail l’Europa è fatta di treni e stazioni, città e ostelli, risate e qualche imprevisto. Soprattutto, di incontri in lingue diverse che restano dentro.
Negli anni Settanta e Ottanta - con le prime esperienze di autonomia, la voglia di libertà, la musica ancora non compressa in cuffiette che attraversava i vagoni – già migliaia di ragazzi salivano su convogli di seconda classe che forse non brillavano di modernità, ma di certo svelavano possibilità. Nel 1982, a dieci anni dagli inizi, i pass venduti erano oltre 270mila: sette anni più tardi, con la caduta del Muro, i confini si allargavano ancora di più. Oggi, a 40 anni da Schengen, mentre l’Europa si affaccia a sfide epocali – cambiamenti climatici, nuove geografie politiche, un certo bellicismo di ritorno – è questa capacità di “fare Europa” dal basso che può costruire una comunità più compiuta. Il viaggio diventa metafora di questo radicamento: Interrail non solo come locomozione, ma attraversamento culturale e riconoscimento dell’altro. Partendo e tornando cambiati.
In un tempo in cui vecchie e nuove frontiere fisiche, digitali e mentali sembrano tornare ad erigersi, c’è qualcosa di profondamente simbolico, quasi poetico, in questa Europa che torna a investire su un pass che le barriere le abbatte, che le distanze le colma anche solo per un tragitto e una conversazione ancora. Da Praga a Lubiana, da Napoli a Berlino, da Porto a Cracovia, il sentimento europeo si alimenta con la fiducia reciproca, con la curiosità di capire e di capirsi, con lo sguardo verso un paesaggio che non è il tuo ma che fa pensare che, in fondo, il suo destino ti riguarda. Se c’è un’Europa di cui vale la pena condividere il destino, è quella di cinque diciottenni venuti da diversi angoli del continente che decidono insieme quale sarà la prossima fermata. Un piccolo esercizio di fiducia, una promessa di continuità tra il passato e ciò che verrà. Un modo per dire che l’Europa, quando si muove, respira ancora.

 

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