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  • Edoardo Pivanti

Ragionamento sul referendum

Articolo di Edoardo Pivanti.

Voglio provare anche io a fare qualche ragionamento sul referendum. Anzi, forse più di qualche ragionamento, visto che oggi mi sono divertito a farmi tabelle, tabelline e tabelloni per provare a capire come leggere i numeri che arrivano dalle urne.

Un’operazione tutt’altro che banale, ma che restituisce dati quantomeno interessanti. Dati che ci aiutano a capire che no, questi referendum non sono andati così male. Perché è emerso, in modo evidente, che un popolo pronto a costruire un’alternativa alla destra c’è eccome. Ed è da lì che dobbiamo ripartire.
Vado per punti, così il pippone è più digeribile.
1) Il dato complessivo:
Il quorum non è stato raggiunto. Lo sapevamo fin dall’inizio che era un’impresa ardua, al limite dell’impossibile. Come in ogni elezione ci abbiamo sperato, in certi momenti alcuni numeri potevano rincuorare, ma alla fine non è bastato. E va detto chiaramente: se fai un referendum per cambiare le cose e non raggiungi il quorum, vuol dire che hai perso. Ma questo non significa che la battaglia non debba essere portata avanti fino in fondo. I “te l’avevo detto” non servono a nulla. Zero.
2) I votanti:
14 milioni di persone che votano sono comunque un numero importante. Superiore di quasi 2 milioni ai voti complessivi presi dal centrodestra nel 2022 e di quasi 4 rispetto alle Europee del 2024. Questo è un segnale chiaro: esiste una base mobilitabile, su temi e su un perimetro politico nitido. Certo, tra quei voti ci sono anche dei "No", e sicuramente anche persone lontane anni luce da noi. Ma il punto resta: lì dentro ci sono tutti i nostri voti. E non sono pochi.
3) Il dato lombardo e comasco:
Qui le cose si fanno cicciose.
Fontana, nelle regionali del 2023, ha preso 1.774.482 voti. Majorino 1.101.410, con un’affluenza del 41,68%. Ora, se prendiamo per buono quanto detto sopra, se fossi in Fontana non sarei così tranquillo nello sbeffeggiare quei voti: in Lombardia sono andate a votare 2.325.000 persone. Mezzo milione in più rispetto a quelle che gli hanno permesso di essere rieletto. Mica cotica.
E se guardiamo il dato per coalizione, ad esempio in provincia di Como, diventa ancora più interessante: nel 2023 la coalizione del centrosinistra aveva raccolto 46.000 voti. Ora ne sono arrivati quasi 127.000. Più del doppio. E 7.000 in più rispetto al centrodestra. Ancora una volta: mica cotica.
4) Considerazioni finali:
C’è un dato che è passato sottotraccia: il "winter demografico is coming".
Nel 2023, alle regionali, gli aventi diritto erano oltre 8 milioni. Oggi sono scesi a 7.6 milioni. Mancano 400.000 elettori. È gente che se n’è andata: altrimenti non si spiega perché il totale degli elettori in Italia (e all’estero) resti sempre sui 51 milioni e spicci.
E poi, piaccia o non piaccia, questi elettori si sono mobilitati su un’idea di partito e di società chiara e netta. Che ha permesso al PD di identificarsi in uno schieramento di valori. Si può discutere su tutto: che questa linea piaccia o meno, che ce ne sia un’altra possibile. Tutto vero. Ma non siamo stati noi a rompere l’unità sindacale. E se un sindacato sta driftando verso destra, non è colpa nostra.
Anche tra chi ha votato "No", sono convinto ci sia un pezzo del nostro popolo. Perfino sulla cittadinanza. Pensate un po’ che volo. Ma è così, e noi "dirigenti" non ce ne siamo resi conto.
Anche su un tema che consideriamo unificante per la nostra base, può esserci divisione. Per motivi che non condivido, ma che esistono. E vanno capiti.
In sintesi:
Non tiro fuori le bandiere, ci mancherebbe: una battaglia giusta è stata persa.
Ma era giusto combatterla. Perché non potevamo stare da nessun’altra parte.
Se cominciamo a dire che “era solo ideologia”, allora non siamo cambiati da quando alcuni dicevano “eh ma il 40%”. E non abbiamo ancora capito che quello che ci chiede la società è proprio quello che abbiamo fatto con questo referendum.
E quelle persone sono con noi.
Come, in che forma, con quali strumenti — sta a noi capirlo e costruirlo.
Ma facciamolo.

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