L'accordo sui rimpatri è un passo indietro sui diritti
Intervista di Repubblica a Chiara Braga.
L'accordo sui rimpatri raggiunto a Bruxelles dai ministri dell'Interno "è un passo indietro sui diritti e non cancella l'enorme spreco di risorse". Così la capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga, mette in guardia il governo in una intervista a Repubblica: "non raggiungerà l'obiettivo che spera. Sbaglia a cantar vittoria".
I centri in Albania "non è così scontato che possano diventare dei return hub per le procedure accelerate di frontiera che è il motivo per cui sono stati inutilmente costruiti", sottolinea.
Il rischio per la deputata è che possano diventare dei Centri di permanenza per il rimpatrio: "c'è stato uno spreco di risorse che continuerà ad esserci. Sono stati costruiti due centri e uno di questi è praticamente sempre stato chiuso mentre l'altro è costantemente sottoutilizzato".
Per Braga i centri in Albania "sono inutili dall'inizio. Per far transitare i migranti ci sono tuttora spazi disponibili nei centri italiani che costano tre volte meno di quelli sostenuti per l'operazione di propaganda del governo Meloni".
Quanto a Egitto, Tunisia e Bangladesh che in base all'accordo sarebbero Paesi sicuri, se l'intesa dà ragione al governo, "l'Italia pretendeva che fossero molti di più i Paesi riconosciuti come sicuri. Sono stati dimezzati rispetto al decreto approvato dal governo e comunque rimane la valutazione di ogni singolo caso, perché il diritto alla protezione riguarda il singolo individuo".
Per Braga si tratta di un accordo "pessimo ed è un passo indietro rispetto alla validità del diritto d'asilo come era stato costruito in questi anni".
Se l'iter delle domande di protezione internazionale, secondo il governo, sarà più rapido, "non è così - afferma Braga -, semplicemente si va verso un modello in cui non ci sarà più garanzia dei diritti, basta fare accordi opachi con Paesi terzi per togliersi il 'fastidio' dei richiedenti asilo".
