La maggioranza di Governo è ossessionata da indebolire la magistratura
Intervento di Dario Franceschini in Senato in dichiarazione di voto per il PD sul disegno di legge sulla separazione delle carriere per i magistrati.
Signor Presidente, le ragioni della contrarietà sono state già esposte in modo molto dettagliato e approfondito da decine di interventi dei senatori e senatrici del Partito Democratico e delle altre forze di opposizione, che hanno sottolineato tutti i limiti di queste norme, ma anche le contraddizioni tra le intenzioni dei proponenti di limitare il potere dei pubblici ministeri, quelli che vi hanno portato a proporre questa legge, e il risultato finale, che invece rischia di andare in una direzione opposta.
Lanciate boomerang.
Dall'inizio della legislatura siete specializzati in questa tecnica; lanciate boomerang che tornano indietro. (Applausi). Grandi proclami e risultati opposti; potevate imboccare la linea Pera che noi non condividiamo e contrastiamo, ma che nella sua brutalità non è ipocrita, quella che avete in mente come seconda tappa che non avete avuto la forza per invocare subito; i pm sotto il controllo del potere politico, il superamento dell'azione penale obbligatoria, la rivendicazione della supremazia del potere politico sopra tutti gli altri poteri dello Stato.
Invece, primo boomerang: il pm esce con un nuovo potere collettivo, con il CSM separato, autonomo, autogestito, dai confini ignoti. Il rischio è quello di avere pm svincolati dalla loro natura giurisdizionale di magistrati, di appartenenza alla magistratura, giudicante o requirente che sia, che rischiano di diventare dei superpoliziotti; altro che parità con la difesa! È un rischio ignoto in un terreno che è meglio non correre.
Secondo boomerang: l'estrazione, che può portare all'anarchia. Voi avete immaginato l'estrazione e il sorteggio come risposta alle correnti. Queste ultime, al di là della distorsione dei limiti, comunque svolgono una funzione di mediazione, di bilanciamento, di ascolto collettivo. L'estratto a sorte, dopo il sorteggio, risponderà solo a se stesso e Dio ce la mandi buona, perché i confini sono veramente ignoti, quando non si risponde a nessuno, ma solo a se stessi.
Terzo boomerang: avete dimostrato all'opinione pubblica, anche e soprattutto alla vostra opinione pubblica, che occuparsi di giustizia per voi significa limitare il potere del pm, non occuparsi dei problemi dei cittadini, della lentezza della giustizia, dei costi inaccessibili per migliaia di famiglie, delle carceri sovraffollate e disumane, della carenza di personale. Su tali questioni potevate confrontarmi con noi, invece avete chiuso le porte del dialogo con tutti, con le categorie interessate, con gli operatori della giustizia, con l'opposizione.
Altra prova di debolezza; avete dei numeri parlamentari quasi inediti, siete una maggioranza numericamente forte, ma politicamente debole. Chi è forte non teme il confronto politico (Applausi), che non è soltanto la cortesia di stare ore ad ascoltare in silenzio gli interventi dell'opposizione. Non è un problema di quantità, senatrice Gelmini, ma di qualità del confronto politico. Il vero confronto è saper cogliere dalle critiche opportunità e modalità per migliorare i provvedimenti, senza rinunciare per nulla al proprio programma o alle proprie intenzioni.
La prova più lampante di questo atteggiamento è stata proprio la scelta del ministro Nordio, che è venuto soltanto quando ha parlato, è ricomparso oggi ad ascoltare, e lo ringraziamo (Applausi), ma non ha ritenuto di partecipare al dibattito e alla votazione degli emendamenti. Io, che ho fatto il Ministro, mi chiedo cosa poteva avere di più importante da fare il Ministro della giustizia che stare in Aula nel luogo della sovranità (Applausi) ad ascoltare il dibattito su una delle leggi più importanti del suo mandato. È l'atteggiamento di chi o ignora che il Governo deve rispondere alla sovranità di quest'Aula o è inutilmente arrogante.
Le riforme costituzionali durano solo se fatte insieme. Se sono fatte da soli, durano poco perché ad ogni legislatura la tentazione della maggioranza politica del momento sarà di cambiarle. È inoltre sbagliato spaccare il Paese sul terreno delle regole che dovrebbe unire. Averle nel programma, come avete ricordato più volte, non significa imporle al Parlamento senza tentare una condivisione più larga. Eppure lo spazio possibile c'era, come ha detto bene il senatore Bazoli. La Corte disciplinare, la separazione delle funzioni, le misure per evitare differenze territoriali troppo forti, temperare l'azione penale obbligatoria. A questo proposito, la legge Cartabia, all'articolo 1, comma 9, lettera i), che voi avete dimenticato, dice testualmente: «prevedere che gli uffici del pubblico ministero, per garantire l'efficace e uniforme esercizio dell'azione penale, nell'ambito dei criteri generali indicati dal Parlamento con legge, individuino criteri di priorità trasparenti e predeterminati, da indicare nei progetti organizzativi delle procure della Repubblica,» - ascoltate - «al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre». Perché non avete fatto la legge applicativa? Perché non avete fatto doverosamente la legge applicativa? (Applausi). La verità è che siete stati guidati non dalla volontà riformatrice nell'interesse del funzionamento della giustizia, ma dalla volontà esclusiva di indebolimento della magistratura.
È una missione storica, come abbiamo sentito prima dal collega Zanettin: indebolire negando di volerlo fare. Del resto, questi sono gli atteggiamenti delle destre in molte parti del mondo quando vincono, a cominciare da Trump, le quali vivono, dal momento in cui hanno vinto, ogni altro potere come un fastidio, come un ingombro, e non come democratici contrappesi di un potere equilibrato. (Applausi).
Avete rifiutato di dialogare e di correggere e ora non potete fermarvi: vi trovate in mano queste norme brutali nelle intenzioni e incomplete e zoppicanti nella realtà. A proposito di boomerang, il referendum sarà nel 2026, senza quorum, quindi senza trucchi di astensionismo, tutto politico, perché a fine legislatura non potrà che essere così, pro o contro il Governo Meloni, oltre il merito. Siate certi che non pochi avranno voglia di uscire di casa per votare contro il Governo e per fermare le vostre tentazioni autoritarie. (Applausi).
Nel luglio 2019, Salvini (ricordate il Papeete) chiese i pieni poteri e disse che voleva votare per chiedere i pieni poteri. Giorgia Meloni è più furba, non lo dice, ma le scelte dimostrano che il desiderio di pieni poteri assomiglia molto e il premierato ne è la controprova. (Applausi). Per fortuna gli italiani hanno anticorpi forti. I precedenti referendum su leggi costituzionali approvate, come questa, a maggioranza hanno avuti tutti lo stesso esito, con periodicità anche simbolica, dieci anni: nel 2006 la devolution, voluta da voi e bocciata dagli italiani, nel 2016 la riforma del Governo Renzi, voluta da noi e bocciata dagli italiani, nel 2026 questo "Papetellum". (Applausi).
Il referendum nell'ultimo anno di legislatura sarà una consultazione inevitabilmente politica, contro il Governo e contro questa riforma pericolosa e insidiosa anche rispetto alle intenzioni dei proponenti. Partita con l'ossessione indebolire i pm, finisce con il rischio di un effetto incontrollabile fra doppi CSM e estrazione. È una legislatura così.
Ricordate Peter Sellers e i personaggi dei suoi film? Ecco, potremmo dire che avete una specie di sindrome di Peter Sellers: siete stati guidati da impulsi autoritari, in questo caso contro la magistratura, come il dottor Stranamore, che non riusciva a bloccare il suo braccio teso quando si alzava da solo. Poi, nello scrivere le norme, siete maldestri e pasticcioni come l'ispettore Clouseau. È un perfido destino: dal Signore degli anelli alla Pantera rosa.
Ma, come hanno voluto saggiamente i Padri costituenti con l'articolo 138, l'ultima parola non la potete dire voi, ma la diranno il prossimo anno gli italiani, sul vostro disegno, il disegno di mettere il potere politico, diventato immune, ingiudicabile e intoccabile, sopra tutti gli altri poteri dello Stato democratico. Noi per questo votiamo contro e l'ultima parola degli italiani siamo certi che sarà una parola di buonsenso e di saggezza.
