Europa senza progetti
Intervento di Mario Draghi riportato da La Stampa.
A un anno di distanza dalla presentazione del suo rapporto sulla competitività, Mario Draghi ha ammesso che il contesto globale è nettamente peggiorato: «Le fondamenta della crescita dell’Europa si sono ulteriormente indebolite».
E dunque - di fronte ai due principali competitor globali, gli Stati Uniti e la Cina - «l’Europa si trova in una posizione più difficile» perché «il nostro modello di crescita sta svanendo e le vulnerabilità stanno aumentando: l’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma la nostra stessa sovranità». Il volume degli investimenti necessari per il periodo 2025-2031 non è più di 800 miliardi, ma di 1.200 miliardi, di cui 510 da finanziare con risorse pubbliche. Il problema, ha sottolineato davanti a Ursula von der Leyen, è che «non c’è un chiaro percorso per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno».
Nella conferenza organizzata dalla Commissione proprio per celebrare il primo anniversario del report, Draghi ha riconosciuto che «l’Europa ha iniziato a reagire». Ma la strada da fare è ancora troppo lunga. «Accolgo con favore la decisione di von der Leyen di porre la competitività al centro, il programma è ambizioso», ma da parte dei cittadini c’è «una crescente frustrazione»: secondo l’ex premier «sono delusi dalla lentezza con cui si muove l’Ue, ci vedono incapaci di tenere il passo della velocità che il cambiamento assume altrove e temono che i governi non abbiano compreso la gravità del momento». Per questo è arrivato il momento di «infrangere i vecchi tabù», dato che «il resto del mondo lo ha già fatto», e «fare ciò che non è mai stato fatto prima per la sopravvivenza dell’Europa». In sintesi: «Bisogna affrontare tempi straordinari con azioni straordinarie». I cittadini, ha aggiunto, «chiedono ai loro leader di distogliere lo sguardo dalle preoccupazioni quotidiane e di concentrarsi sul comune destino europeo, comprendendo la portata della sfida».
