Unifil deve restare in Libano
Colloquio del Foglio con la Segretaria del PD Elly Schlein (pdf).
Per l'elezione del giudice della Corte costituzionale noi auspichiamo un dialogo con la maggioranza. E per dialogo non si intende chiamare i parlamentari singoli delle opposizoni per cercare dei voti, ma fare un confronto". Lo ha detto la segretaria del Patito Democratico Elly Schlein alla Festa dell'Ottimismo a Firenze. Intervistata dal direttore Claudio Cerasa, la dem ha parlato dell'elezione del giudice della Consulta mancante.
"L'ho detto anche in questi giorni: la maggioranza qualificata prevista dalla Costituzione, in qualche modo, suggerisce che ci sia un'interlocuzione tra maggioranza e opposizione. Questo è mancato la scorsa settimana. Noi, che siamo sempre aperti ai confronti, ci siamo", ha detto.
Parlando sempre dei rapporti con la premier Meloni, Schlein ha detto: "Più volte mi sono rivolta a lei su alcuni temi cruciali. Uno di questi è la violenza di genere". E ha aggiunto: "C'è poi la sicurezza sul lavoro, siamo in un paese dove si muore di lavoro e di stage. In ultimo luogo citerei anche la politica internazionale: poco tempo fa un punto della nostra risoluzione, quello che chiedeva il cessate il fuoco a Gaza, è passato grazie all'astensione della maggioranza", ha detto.
Restando sulla politica internazionale, Schlein ha parlato della missione Unifil in Libano: "Innanzitutto, prendendo in prestito parole non mie, dico che chi attacca l'Onu attacca il mondo. Per questa ragione l'attacco dell'altro giorno, ripetuto più volte è di una gravità inaudita", ha detto la dem. "Su questo – ha aggiunto – chiediamo che il governo venga a riferire perché siamo ancora preoccupati da questa continua escalaton". Ma sulla questione cruciale, cioè il ritiro delle truppe, ha detto: "Certo che penso che la missione ha senso che rimanga là. Sarebbe altrettanto grave che vengano ammainate le bandiere. Ma chiariamoci: è una missione di pace e deve rimanere di pace. Capisco che con una guerra in corso è più difficile arrivare alla pace. Ma la guerra in corso non è una ragione sufficiente per arretrare", ha spiegato.
Sull'Ucraina, la premier è entrata nel dettaglio della risoluzione Ue che chiedeva l'utilizzo delle armi occidentali in territorio russo. E ha provato a spiegare le ragioni della divisione del voto del gruppo del Pd, nonostante il favore del Pse: "Si è raccontato di quel voto come di una grande divisione. Nel voto finale il Pd votato in maniera compatta con l'eccezione di due eurodeputati: Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Ma nel complesso il gruppo ha votato a favore di risoluzione che ha ribadito pieno sostengo all'Ucraina". La dem poi ha aggiunto: "Certamente c'è invece una maggiore cautela, come ce l'ha l'amministrazione americana e il governo italiano, sull'opportunità del'utilizzo di armi italiane in territorio russo. Questo tuttavia non ha impedito di votare in modo compatto sul sostegno a Kyiv. I dieci deputati che hanno votato contro hanno seguito la linea della segreteria, con l'eccezione di due", ha spiegato Schelin.
Restando sulla politica internazionale, Schlein ha ribadito il sostegno a Kamala Harris. E ha parlato poi del Movimento 5 stelle e delle differenti vedute sulla politica estera. "Se avessimo vedute uguali saremmo nello stesso partito, ma c'è possibilità di conciliare le differenze come fa la maggioranza", ha detto la segretaria. E sulle alleanze ribadisce i cinque punti tematici sui quali è in corso la costruzione dell'alternativa: "L'ho già detto: parliamo di sanità pubblica, la scuola pubblica, i salari, la politica industriale e i diritti. Non sono argomenti scelti a caso, ma quelli nei quali abbiamo visto esserci convergenze sia in Parlamento che nelle amministrazioni locali", ha detto.
L'obiettivo è "costruire un'identità chiara e comprensibile", ha detto in ultimo Schlein. "Non abbiamo la presunzione di autosufficienza. L'obiettivo può essere anche quello di arrivare al 30 per cento, ma possiamo arrivarci solo se siamo chiari, comprensibili e in grado di intrecciare le nostre idee con i bisogni delle persone, soprattutto in un momento storico dove l'offerta politica è percepita in malo modo e dove il 50 per cento delle persone non va a votare".