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  • Patrizia Toia

Un nuovo protagonista in Europa

Articolo di Patrizia Toia pubblicato dal Corriere della Sera.

È ora di spostare lo sguardo sulla figura, fin qui dietro le quinte, di Antonio Costa e sul Consiglio Europeo, organismo che lui presiederà, se vogliamo comprendere in anticipo e in modo completo le vicende e le dinamiche dell'Europa. La caratura politica dell’uomo e la strategicità del ruolo dell’organismo fanno legittimamente prevedere che lui sarà un attore forte per il futuro dell’Europa e che il Consiglio Europeo avrà un ruolo centrale. Finora ci si è concentrati sulla Commissione e così continuerà fino all’esame dei Commissari e al voto finale del Parlamento.

La scena è stata occupata, e lo è ancora, da una Ursula von der Leyen, che, con molta grinta e abilità nel muoversi tra i Verdi e l’ECR, persegue l’obiettivo di un suo bis col nuovo Collége, da un pessimo Orbán che, per fortuna di tutti, è già alla fine del suo semestre, da una Kallas ancora non in pista nel suo duplice incarico, e da una inappuntabile Roberta Metsola, che, prassi rara, ha avuto il secondo mandato. Ma su Costa si è steso un velo di disinteresse, in parte perché entrerà in gioco solo a dicembre ma soprattutto perché non si è compresa l’importanza del Consiglio Europeo né del suo compito.
Due sono i profili da considerare: quello politico e quello istituzionale. Politicamente, Antonio Costa rappresenta la posizione ottenuta dai socialisti europei nel quartetto dei top jobs deciso a luglio. Questo elemento non è secondario nel quadro politico post elezioni. L’asse politico, nel Parlamento e nella Commissione, si è spostato a destra e, sebbene i Verdi abbiano votato per von der Leyen, oggi contano molto le aspirazioni dei conservatori ad entrare nel gioco decisionale. Il numero dei Patrioti, pur isolati, nonché le scelte ambigue dei popolari, per attrarre i conservatori nella loro orbita politica, portano a un potenziale «doppio forno» e indeboliscono la maggioranza. I socialisti, storici pilastri con i popolari e i liberali delle istituzioni europee, vogliono concorrere con il loro patrimonio di idee e la loro visione di Europa alle scelte strategiche.
Inoltre, il curriculum di Costa è di successo: ha portato un Paese sull’orlo del disastro a uno sviluppo avanzato e innovativo, a una buona occupazione e ha messo i conti in ordine. A lui si riconoscono rigore, competenza e grande capacità di mediazione.
Sul piano istituzionale, va chiarito il quadro che in Italia è poco conosciuto e confuso. Una cosa è il Consiglio dell’Unione Europea, detto anche solo il Consiglio, composto a rotazione dai Ministri dei paesi membri a seconda delle materie in trattazione, che ha una presidenza semestrale (oggi è Orbán) e che legifera (direttive e regolamenti) assieme all’altro legislatore, il Parlamento. Altro organismo, ben più importante, è il Consiglio Europeo, quello che sarà presieduto da Costa (e ora, per l’ultimo Consiglio, da Michel), composto dai Capi di Stato o di Governo. Il Consiglio Europeo ha un ruolo essenziale nel definire le priorità, le strategie e le prese di posizioni più importanti: è un protagonista politico, sia per la politica estera che per le grandi decisioni interne e sulla scena mondiale. Ma può andare oltre e decidere nuove iniziative da sviluppare, al di là delle basi giuridiche o delle competenze consolidate, dando mandato alla Commissione di preparare atti legislativi o piani su nuove frontiere di intervento. Così è stato per il Next Generation EU e molti anni fa, per i primi atti di politica energetica comune, quando fu il Consiglio Europeo a dare tale compito alla Commissione.
Il Consiglio, inoltre, è il consesso dove le differenze di posizione politica dei paesi possono trovare un punto di composizione, superando approcci e posizioni nazionalistiche per ricercare un punto di equilibrio più comunitario. Saranno interessanti le dinamiche che si creeranno tra i tre organismi: Commissione, Consiglio Europeo e Parlamento. Da queste dipenderanno le scelte sull’integrazione, sui finanziamenti e sulle grandi politiche. In passato, nei rapporti reali tra le tre istituzioni, e non nella staticità dell’architettura giuridica, hanno avuto peso le persone e il loro carisma. A volte c’è stata un’intesa tra Commissione e Parlamento per spingere verso una maggiore integrazione rispetto a un Consiglio fermo su logiche nazionaliste. In altre, ad esempio con la presidenza Barroso, succube dei governi dei paesi, il Parlamento ha creato con alcuni Presidenti del Consiglio un asse forte su istanze più europeiste.
In quest’ottica, Antonio Costa sarà una sorpresa di peso e di qualità. Il suo compito sarà importante per far ritrovare, nell’azione comune, maggiore forza ai leader che oggi sono assai più deboli e hanno più bisogno l’uno dell’altro. Sarà essenziale perché dal Consiglio europeo dovrà venire il “disco verde” per l’indebitamento comune, per la riforma, pur graduale, della governance, per il lancio delle grandi politiche per lo sviluppo verde, per la competitività, per il Welfare, la sicurezza e per un protagonismo europeo sulla scena mondiale. Se Costa saprà creare nel Consiglio un’intesa tra i paesi più volenterosi, superando le fratture tra nord e sud o est e ovest, avrà una leadership nel panorama europeo. E di questo c’è proprio bisogno.

 

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