Più fondi per i centri antiviolenza
Per prevenire e contrastare la violenza di genere "si potrebbe fare un po' di piu'. Infatti noi cerchiamo di stimolare il confronto proprio perche' bisogna fare quel passo in piu' su tanti fronti, bisogna sostenere economicamente i centri antiviolenza, bisogna profondersi per la cultura e cercare di promuovere quello stile e quel modo di vivere piu' rispettoso". Lo ha detto Gino Cecchettin, parlando coi giornalisti a margine del convegno a Milano per il primo anniversario della fondazione intitolata alla figlia Giulia, su quanto fatto dalle istituzioni sul tema. Un convegno per fare un bilancio delle attivita' della fondazione di cui e' presidente.
A renderlo particolarmente fiero "e' il fatto che se ne stia parlando e che ci sia una collaborazione con altre associazioni, che e' cosa non scontata, perche' noi l'abbiamo messo proprio come pilastro della fondazione: non si puo' correre questo percorso da soli e quindi il fatto di fare dei protocolli assieme ad altre associazioni significa tanto. E poi gli incontri con i ragazzi, i progetti educativi nelle scuole che stanno per partire, molti progetti sono gia' partiti. Questo riscalda il cuore". Un anno costellato da incontri con giovani e cittadinanza, infatti sono oltre 12.000 in tutta Italia gli studenti con cui Gino Cecchettin ha dialogato.
A chi gli ha chiesto cosa ha imparato da queste occasioni, ha spiegato: "La coscienza di com'e' lo stato attuale del Paese su un tema che io non conoscevo, perche' ovviamente mi ci sono trovato in mezzo, e da li' l'esigenza di dare un contributo, un contributo concreto, perche' sia le vittime di violenza che i centri antiviolenza che le soccorrono hanno bisogno di supporto. Quindi questo abbiamo iniziato a fare con alcuni progetti che sono gia' partiti, e poi dedicarsi alla formazione e alla cultura", ha concluso.
Video dell'intervento da La Stampa.
"Il patriarcato esiste ed esisterà fin quando ci saranno uomini che pensano di poter decidere della sorte di chi gli sta accanto. E per sconfiggerlo non basta una legge: bisogna cambiare la nostra radice culturale". Lo afferma Gino Cecchettin, in una intervista rilasciata a La Stampa, a due anni di distanza dal femminicidio di sua figlia Giulia e a un anno dalla nascita della Fondazione che porta il suo nome. Spiega, al contempo, di essersi convinto incontrando giovani di tutta Italia "che la possibilità di cambiare sia reale. E comunque abbiamo l'obbligo di mantenere viva la speranza, altrimenti rimane la rassegnazione".
Gli obiettivi della Fondazione, spiega, sono "fare sistema, unire le forze e fare formazione. I primi due implicano la collaborazione con altre associazioni per dare supporto alle donne vittime di violenza. Il terzo pilastro - la formazione - è però per noi il più importante: significa educare, cercare di sensibilizzare sia nelle scuole che nei luoghi di lavoro, far capire che certi modelli non funzionano e fanno male anche all'uomo".
In un'altra intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale affronta l'ipotesi di un percorso di giustizia riparativa per l'assassino di sua figlia, Filippo Turetta: "Non la escludo, assolutamente", dice Cecchettin.