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  • Giuseppe Sala

Ora serve una forza che si affianchi al Pd

Intervista del Corriere della Sera a Giuseppe Sala.

Sindaco Beppe Sala, il traffico al centro sembra quello di Milano nelle ore di punta durante lo sciopero dei mezzi pubblici. Dopo i cattolici a Milano e i riformisti a Orvieto ha ancora senso il suo progetto di federare un centro fuori dal Pd?

«Non è uno scontro tra chi pensa sia meglio un rafforzamento all’interno del Pd piuttosto che una forza aggiunta all’esterno. Mi sembra che sia cattolici sia riformisti esprimano la volontà di contare di più in termini di idee. Rimango convinto che una nuova forza possa essere utile».
Schlein è dello stesso parere?
«Ne ho parlato molto con la segretaria e non penso di aver inteso male se affermo che anche Schlein auspichi una forza che si affianchi il Pd. La questione è: per fare che cosa?».
Immagino abbia la risposta.
«Penso che non ci si debba limitare a dare patenti di moderazione, ma essere in grado di offrire soluzioni concrete. Credo anche che il tema del federare stia poco in piedi. Non ha senso continuare a immaginare federatori. Bisogna pensare come occupare uno spazio dove la domanda è forte, ma l’offerta è debole. Non voglio mettere parole in bocca a Schlein, credo però che su questo sia totalmente d’accordo. È consapevole che manca qualcosa. Il centrodestra vince perché ha Forza Italia».
A proposito di federatori, Ernesto Ruffini ha rilanciato la «maggioranza Ursula» come alternativa al centrodestra. Cosa ne pensa?
«L’attuale maggioranza Ursula non è quella di Sassoli. In generale non mi sembrano formule importabili dal continente, ma è probabile che Ruffini pensi a qualcosa di specifico che a me ancora non è chiaro».
Tra le parole di Prodi che dice «basta a uomini e donne sole al comando» e Gentiloni che rivendica il ruolo centrale dei riformisti sembra partita la battaglia per la segreteria.
«Voglio essere chiaro: Schlein va supportata per tre motivi. Ha vinto le primarie. Nelle elezioni locali ed europee è andata bene. L’ultimo motivo, anche se può sembrare provocatorio è: se non Schlein chi? Chi fa il nome di qualcuno che oggi si sentirebbe in grado di candidarsi a segretario del Pd? Lo so che è provocatorio ma è anche molto realista. Smettiamola di mettere in discussione Schlein. È lì per meriti. Ho un carattere un po’ urticante ma non mi metterò mai lungo il fiume per dire poi cosa succede. Voglio dare un contributo: il mio tema è che il centrosinistra sia competitivo ovunque».
Anche lei non ha lesinato critiche al Pd. L’ultima riguarda il terzo mandato. Rapporti tesissimi.
«Non è così. Con il Pd sono sempre stato leale e ho ricevuto lealtà di ritorno. È chiaro che posso essere stato troppo diretto, ma di base c’è sempre la volontà di contribuire al successo della mia parte politica. I rapporti non sono tesi. Certo con Schlein ho parlato della fatica di governare, per cui essere assieme vuol dire essere assieme sempre».
Si riferisce al Salva Milano?
«È chiaro che noi dobbiamo cercare una soluzione in autonomia. A questo servirà il nuovo Piano di governo del territorio. Ma di cosa siamo accusati? Di aver applicato procedimenti troppo semplificati, peraltro operativi da più di un decennio senza che nessuno li avesse mai messi in discussione. Guarda caso, è proprio l’accusa che si fa rispetto al nostro Paese nel rapporto con l’amministrazione pubblica e i tempi lunghi per troppa burocrazia. Al Pd chiedo: è quello che ha votato sì alla Camera o è quello che solleva dubbi al Senato?».
Ha minacciato di dare le dimissioni?
«È un’esagerazione. Quello che ho messo sul tavolo, nel dialogo con Schlein, è esattamente questo: capire qual è il ruolo del Pd su questo tema. Lo ripeto: il Pd alla Camera lo ha approvato, il Pd al Senato che farà? Dico di più: l’assessore di riferimento rispetto a tanti dei procedimenti che sono finiti nel mirino della Procura era del Pd ( Pierfrancesco Maran, ora eurodeputato, ndr). Mi chiedo se a parlare sia il Pd che esprime l’assessore o sia il Pd che critica».
Torniamo alla sua battaglia per il terzo mandato. Ci ha mai pensato veramente o è solo una battaglia di principio?
«So che al 99% non verrà mai concesso. Il Pd lo considera un residuo del passato. So che non passerà mai, ma è comunque una battaglia sacrosanta, perché mi devono spiegare come mai siamo l’unico Paese europeo in cui c’è questo limite. Ho una mia lettura che ho ritrovato nei quattro libri di Scurati su “M”, ovvero ho la sensazione che il Paese sia ancora sotto il condizionamento del fascismo, con la paura di dare troppo potere a qualcuno. Ancora governa questa riflessione. Posso dire che è una sciocchezza?».
No al terzo mandato da sindaco, ma lei continua a insistere sulla questione del Nord e sull’incapacità del centrosinistra di parlare alle realtà produttive. Il suo mandato scade a primavera 2027. Esattamente un anno dopo ci solo le Regionali lombarde. Si candida a governatore?
«Mancano tre anni alle Regionali. Quello che mi interessa è che si trovi la formula per parlare a questi territori. Dall’Appenino in su stiamo parlando di sette Regioni e nessuna è governata dal centrosinistra. Le Regioni gestiscono dei fondi importantissimi per lo sviluppo, dalla sanità ai trasporti. Noi a sinistra parliamo tanto di diritti, ma il diritto alla creazione di un benessere individuale e collettivo è un diritto o no? Sappiamo interpretare i bisogni del piccolo imprenditore che vuole creare il suo benessere e di trascinare in questa idea di benessere anche quelli che lavorano con lui? Questo è un linguaggio che deve appartenere al centrosinistra, poi si può parlare di cattolici, non cattolici e di correnti, ma parlare a questi mondi è fondamentale. Il Pd deve rendersi conto che deve rimediare alla sua carenza. L’imprenditore è alla ricerca di qualcuno che sente vicino rispetto ai suoi obiettivi di vita».
Che farà Sala da grande?
«Mi accontento di dare una mano. E sono il primo a offrirsi, scevro da egoismi e da interessi personali. La mia ambizione non è certo comandare. Mi sento solo di poter portare un contributo».

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