Non sarò io l’assessore
Intervista del Corriere ad Alessandro Capelli.
A leggere l’agenda di settembre del sindaco Beppe Sala, una gocciolina di sudore riga il viso di Alessandro Capelli. Il segretario metropolitano del Pd è uno degli interlocutori principali del sindaco sui dossier aperti a Palazzo Marino. Dal nodo San Siro alla scelta del nuovo assessore. Lui però frena i rumors: «Non sarò io il nuovo ingresso in giunta».
Capelli, la escludiamo quindi dal toto assessore?
«Direi di sì. Partiti e giunte hanno ruoli diversi e credo che sia sbagliato sovrapporre la funzione dei corpi intermedi con gli organi istituzionali esecutivi. Milano ha bisogno di un assessore full-time e io sono segretario dell’intera città metropolitana».
Sfumata l’ipotesi del superconsulente (per cui una parte del Pd a luglio spingeva) come leggete, invece, il supporto che potrà dare il Comitato per la Legalità presieduto da Nando Dalla Chiesa?
«Un’ottima scelta condivisa, fondamentale per la città in quanto il comitato coinvolge figure autorevoli e rilancia la trasparenza e la legalità su tutti i temi. Urbanistica compresa».
Il sindaco Sala ha annunciato che all’orizzonte ci potrebbe essere un rimpasto di giunta. Quali deleghe potrebbero ballare?
«Non abbiamo ancora affrontato la discussione. In questo passaggio noi non chiediamo nulla come partito. Il Pd lavorerà perché le scelte siano collettive e costruite per rafforzare l’intera coalizione. Non abbiamo aperto nessun ragionamento sui nomi, anche perché penso che sia saggio affrontare gli assetti dopo il mese di settembre».
Il fatto che il sindaco abbia chiarito che non si dimetterà nel caso in cui la delibera per la vendita dello stadio non dovesse essere approvata dall’Aula, vi toglie un peso?
«Da tempo sosteniamo che oggi Milano ha di fronte tante sfide fondamentali e non possiamo concentrarci solo sullo stadio. Per questo condividiamo la dichiarazione del sindaco che aiuterà una discussione nel merito».
Il Pd non ha ancora sciolto la riserva?
«È in corso una discussione politica per portare al tavolo della trattativa miglioramenti al progetto. Poi decideremo».
Cosa non vi convince dell’accordo che è stato illustrato martedì?
«Si sta verificando la coerenza con le richieste che negli anni il consiglio comunale ha formulato. Apprezziamo quello che la vicesindaca Anna Scavuzzo sta facendo. Ad esempio, troviamo importante la clausola di restituzione delle plusvalenze in caso di vendita anticipata. Ci stiamo concentrando sulla centralità assoluta dell’interesse pubblico e sulle ricadute dal quartiere all’intera città metropolitana. Ci sono alcuni aspetti su cui però c’è ancora da lavorare».
Ad esempio?
«Il verde, il costo delle bonifiche e il futuro ruolo del pubblico».
I tempi della discussione sono contingentati.
«Ce la facciamo».
Cosa è cambiato rispetto a luglio, quando sembrava che all’affaire San Siro fosse appesa la giunta Sala?
«Credo che aver preso dei mesi di tempo abbia aiutato a rasserenare la discussione, permettendoci ora di concentrarci sul progetto in sé e non sul contorno».
Nel frattempo è stato sgomberato il centro sociale Leoncavallo.
«Il governo non ha fatto nulla per Milano. Ha ghigliottinato quasi 100 milioni per welfare, cultura e mobilità. Non ha fatto nulla per la sicurezza. Ecco perché ha fatto lo sgombero del Leoncavallo: aveva bisogno di uno scalpo per il suo elettorato. Ha fatto uno sgombero senza avvisare il sindaco».
In merito, voi scenderete in piazza domani in difesa del Leoncavallo. Potrebbero esserci però anche delle contestazioni alla giunta Sala. Motivo di imbarazzo?
«Nessun imbarazzo. Il Leoncavallo è una parte bella della storia e del futuro della città. Siamo consapevoli che il Pd ha un ruolo diverso rispetto a sindacati, associazioni e spazi sociali e sappiamo che sarà un corteo plurale, come tanti altri. Per questo ci sarò e parteciperà chi vorrà del partito ma senza spezzoni e senza imporre a nessuno la nostra adesione formale».
Oggi inizierà anche il Festival dell’Unità qui a Milano.
«Ci saranno le figure nazionali del dibattito politico, culturale e giornalistico, ma anche momenti dedicati a Milano. Faremo poi un punto sull’agenda del Pd di fine mandato».
Qualche anticipazione?
«La chiusura definitiva del progetto Fili e la riapertura della discussione sulla riqualificazione di piazzale Loreto. La centralità del tema abitare (piano casa e zero alloggi sfitti) e del costo della vita con, per esempio, il salario minimo comunale».