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  • Patrizia Toia

L’Europa e il momento cruciale

Articolo di Patrizia Toia.

L’Europa in questi giorni è attesa ad una prova, se non esistenziale, certo determinante per il suo futuro.
Proprio nel momento del suo maggior smarrimento e debolezza, qual è quello che sta vivendo ora, nella stagione del pericolo da est e dell’abbandono, di fatto, dal suo alleato occidentale, può trovare un briciolo, o forse più, di riscatto nella risposta che darà in Consiglio su scelte strategiche come il sostegno (utilizzo degli asset compreso) all’Ucraina perché non soccomba sotto i colpi dell’aggressore russo e nello stesso tempo per avere come Europa, una voce «giusta e costruttiva» per costruire le condizioni per un’intesa di pace.

La situazione è straordinariamente difficile, all’interno e all’esterno dell´Unione.
Ai più degli osservatori, e anche a noi, sembra che la debolezza dell’Europa sia troppo forte e che l’afasia sia troppo assordante e la divisione diventi l’unica caratteristica «unitaria».
Tutto fa pensare, dunque, ancora ad un passaggio di decisioni incerte o a metà, di rinvii e di divisioni parallizzanti, mentre gli eventi incalzano e tutti i nodi irrisolti vengono al pettine in un quadro di conflitti che non cessano, anche quando arriva una tregua, come in Medio Oriente e nella martoriata Palestina.
Il quadro geopolitico mondiale si sta scomponendo in «grandi», America, Cina e Russia, ormai quasi «imperi», che vogliono giocare a tre e l’Europa che rischia davvero di scivolare nell’irrilevanza, nonostante sia una grande realtà istituzionale e un progetto unico nel mondo.
Nel distacco tra Europa e America a rischio c’è però ancora qualcosa di più.
Se le due sponde dell’Atlantico si allontanano sempre di più, se l’insofferenza americana è crescente o addirittura diventa ostilità, è lo stesso mondo di riferimento, chiamato convenzionalmente Occidente, a disgregarsi, con il rischio di rendere secondari e precari i valori, anche universali, e i diritti, interni e internazionali, che sono la più essenziale e preziosa identità del mondo occidentale.
L’aggressività di Putin, che è bellica contro l’Ucraina e politica verso l’Europa, da un lato, e il distacco USA sia sul piano economico ( i dazi ) che politico (l’Europa scroccona) che militare (la NATO a carico europeo) dall’altro, ci consegnano un continente più fragile, scoperto e quasi solo.
Ecco perché è essenziale che l´Europa si scuota e riprenda consapevolezza e forza, sappia agire e non solo reagire, e lo faccia a partire dalle decisioni di questo Consiglio di fine anno. Tante le urgenze: costruire una autonomia strategica sul piano economico e tecnologico, una sicurezza adeguata ai tempi (non più del necessario, però), rilanciare una capacità commerciale globale, sempre mantenendo la propria identità di continente della libertà, della democrazia dei diritti e della solidarietà secondo il modello social europeo.
La sfida è ardua e richiede che si recuperi la consapevolezza che l’Europa è una comunità di destini e l’unità è una condizione indispensabile per esercitare insieme forza e potenza adeguate.
Per questo si dovrà anche riaprire il dossier delle riforme, grandi o limitate che siano, nonostante i nazionalismi crescenti nei diversi paesi, perché solo un’Europa efficace ed efficiente è la miglior risposta all’euroscetticismo.
Dunque tutto congiura contro l ´ottimismo sui risultati del vertice, ma noi vogliamo sperare che un piccolo colpo d’ala, un sussulto di dignità e di consapevolezza di sé e del proprio ruolo porterà a coagulare un nucleo di leader e paesi e, poi, un cerchio più ampio di paesi che vogliono reagire a questo smarrimento di sé, a questa rassegnazione di impotenza e poi agire.
I cosiddetti volonterosi hanno iniziato a tessere una trama, altri, consapevoli della posta in gioco. li seguiranno. Sul campo rimarranno i paesi più nazionalisti e più «amici del nemico» che della propria comunità, ma forse anche questo scoglio non sarà insuperabile.
Sappiamo di essere una voce in controtendenza (e forse in controtendenza anche con noi stessi), ma oggi dobbiamo e vogliamo sperare così.

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