Intollerabili divari nei sistemi sanitari regionali, le istituzioni collaborino
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Festival delle Regioni e delle Province autonome.
Partecipo sempre volentieri al Festival delle Regioni che si avvia ormai a divenire appuntamento fisso e che ogni anno propone contenuti nuovi e specifici.
Poc’anzi ricordava il Presidente Fedriga, che oggi celebriamo innanzitutto una ricorrenza di grande importanza, di grande rilievo: i 25 anni della riforma costituzionale che ha introdotto l’elezione a suffragio universale e diretto dei Presidenti delle Regioni.
È significativo che, nonostante la Costituzione lasci agli Statuti regionali la possibilità di disporre in modo diverso, nessuna Regione abbia scelto una diversa modalità di investitura del Presidente.
L’elezione diretta ha segnato l’avvio di un percorso riformatore che ha avuto il suo approdo in una significativa modifica del Titolo V della Costituzione con la quale è stato attribuito alle Regioni, unitamente ai Comuni, alle Province, alle Città Metropolitane, al pari dello Stato, il carattere di ente costitutivo della Repubblica, sulla base della comune derivazione dalla sovranità popolare.
Sono state, inoltre, contestualmente incrementate, in misura rilevante, le competenze legislative delle Regioni. Il principio autonomista, presente sin dall’origine tra quelli fondamentali della nostra Costituzione, ha avuto in tal modo una più ampia attuazione.
Il nuovo riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni ha richiesto del tempo per assestarsi. Nella fase iniziale si è manifestato, come è noto, un tasso elevato di conflittualità comprensibile che la Corte Costituzionale, con la sua giurisprudenza, ha tuttavia con il tempo ricondotto a livelli fisiologici, assicurando stabilità allo svolgimento delle funzioni tra i diversi livelli territoriali di governo.
L’autonomia ha trovato in questo modo un’adeguata valorizzazione ed è risultato evidente come essa si dimostri efficace e vantaggiosa per le collettività, particolarmente quando comporta l’esercizio di funzioni e competenze secondo una ragionevole applicazione dei principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione, termini questi che – come sappiamo - la nostra Costituzione impiega con riferimento alle funzioni amministrative ma che costituiscono criteri validi anche con riferimento all’articolazione di quelle legislative.
Vorrei richiamare brevemente l’attenzione su un particolare aspetto della governance multi-livello nel quadro della quale si esercitano le competenze delle Regioni.
L’autonomia comporta il riconoscimento di determinate competenze da esercitare nel rispetto dei limiti stabiliti dal dettato costituzionale e al riparo da sconfinamenti altrui.
Tuttavia, nell’esercizio delle loro attribuzioni, i diversi livelli di governo hanno la necessità di coltivare un rapporto tra di loro al fine di gestire le intersezioni, talvolta intense, tra le rispettive competenze. La gestione delle molteplici forme di intreccio – davvero molteplici - nel riparto delle competenze - in particolare tra Regioni e Stato - riveste un’importanza fondamentale per il buon esercizio dei rispettivi compiti nell’interesse dei cittadini.
La Corte costituzionale, al fine di orientare tali rapporti, ha da tempo enunciato il principio della leale collaborazione, ne hanno sempre parlato i Presidenti delle Regioni, anche in occasione di questi Festival. Affinché l’ordinamento della Repubblica funzioni, è indispensabile che Regioni e Stato collaborino proficuamente nel rispetto – ripeto - dei limiti delle competenze proprie stabilite dalla Costituzione o dalle leggi.
Questo vale per i diversi livelli di Governo ma anche nei rapporti tra i poteri. Lo stesso Presidente della Repubblica, pur nella particolare peculiarità del suo ruolo, è tenuto ad adottare come metodo quello della leale collaborazione.
Sono numerosi i casi in cui Regioni e Stato concorrono all’esercizio di una funzione attribuita dalla Costituzione in vista di un risultato comune. Diventa, in queste ipotesi, indispensabile la convergenza e un più corretto bilanciamento tra rispettive istanze ed esigenze.
La collaborazione tra i diversi livelli di governo ha, come sappiamo, individuato sedi e spazi nelle diverse Conferenze che, in varie forme, l’hanno istituzionalizzata e resa un modus operandi al quale si ricorre sempre più spesso.
Senza la pratica della leale collaborazione diviene impossibile tutelare interessi fondamentali della collettività.
Basti pensare alla materia sanitaria - poc’anzi evocata dal Presidente Fedriga - e a come, particolarmente in quest’ambito, il concorso di Stato e Regioni nel perseguire i medesimi obiettivi risulti essenziale, perché l’esercizio delle rispettive competenze ha un solo fine, doverosamente comune: il diritto alla salute dei cittadini.
Un sistema soggetto a una dinamica di costi crescenti e per il quale, accanto al problema delle risorse - che sussiste, con alterne vicende, dal biennio 2008 / 2009 - si pongono esigenze di razionalizzazione e di riqualificazione per migliorare i servizi offerti ai cittadini.
Una strategia unitaria e la collaborazione tra istituzioni sono necessarie per superare intollerabili divari tra i diversi sistemi sanitari regionali e garantire una copertura universale e un accesso uniforme alle prestazioni sull’intero territorio della nostra Repubblica, obiettivi irrinunciabili di un Servizio sanitario nazionale.
Un metodo - quello della leale collaborazione - che sembra dover presiedere anche alle politiche volte a promuovere le eccellenze nazionali, obiettivo che avete posto al centro dei lavori di questi giorni.
Eccellenze che rappresentano dei punti di forza per la Repubblica ma che per essere adeguatamente valorizzate richiedono che se ne prenda coscienza e che si affrontino, attraverso riforme coraggiose, i punti di debolezza del sistema economico e istituzionale.
La digitalizzazione dell’amministrazione, i tempi della giustizia, l’alto costo dell’energia, la sostenibilità ambientale, le criticità che si riscontrano nel settore dei lavori pubblici, sono tutti ambiti interessati da interventi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sui quali occorre mantenere ferma l’attenzione e costante l’impegno.
Per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati occorre praticare intensamente la collaborazione tra i diversi livelli, a partire dalle istituzioni europee nonché attraverso una stretta cooperazione tra Stato e Regioni che devono procedere nella medesima direzione.
L’Unione Europea è, spesso, per questi problemi parte indefettibile della soluzione – penso, ad esempio, al tema della difesa e della sicurezza – e risulta, inoltre, estremamente utile il confronto con le esperienze degli altri partner europei.
La collaborazione istituzionale, dando forza e stabilità alle decisioni assunte, agevola l’adozione di quelle politiche di medio e lungo periodo necessarie per misurarsi con i nodi strutturali che limitano la crescita economica e sociale del nostro Paese.
Il mio augurio – e sono fiducioso che questo accada – è, dunque, che i lavori di questi giorni abbiano luogo in questo spirito, alla ricerca di intese, orientate al conseguimento di obiettivi condivisi che rafforzino le istituzioni, l’economia e la coesione sociale.
Buon lavoro, dunque, nell’interesse delle Regioni e di tutti i cittadini della nostra amata Repubblica.