Skip to main content
  • Patrizia Toia

Forse l'Europa si sveglia

Articolo di Patrizia Toia.

Quante volte abbiamo denunciato l’inerzia, l’assenza e il colpevole silenzio dell’Europa in politica estera!
Quante volte ci siamo lamentati che i Paesi non parlassero ad una sola voce e che non ci fosse, oltre al doveroso sostegno all’Ucraina, un’iniziativa diplomatica per la pace, un protagonismo verso gli USA e il mondo.

Così come abbiamo denunciato il colpevole silenzio e la mancanza di una reazione europea di fronte al massacro crudele e continuo che Netanyahu perpetua sulla popolazione palestinese.
Eppur qualcosa ora si muove, anche se solo in una direzione.
L’iniziativa dei “volenterosi” non significa invio di truppe (ogni interpretazione così è una furbesca fake).
Significa invece che l’Europa ritrova una voce, e lo fa con “chi ci sta”, in attesa di una vera politica estera comune.
La ripresa d’iniziativa franco-tedesca non va vista come un rischio, ma come un motore necessario per rimettere in moto il progetto europeo, per ritrovare voce, proposta e protagonismo.
E quel motore, per funzionare, ha bisogno che accanto ci siano gli altri Paesi fondatori e quelli che hanno la volontà di fare ciò che è doveroso l’Europa faccia.
È così che io intendo l’iniziativa dei volenterosi: un risveglio e una responsabilità che ci si assume davanti al mondo.
Per questo è doveroso che l’Italia sia lì, in prima linea, accanto a questi Paesi, per rendere più forte anche la voce dell’Europa, per dimostrare senza ambiguità né titubanze QUALE È IL NOSTRO POSTO.
Esserci è fondamentale, per l’Italia e anche per aiutare a costruire l’unità dell’Europa attorno ad una politica estera comune.
È molto positivo, tra l’altro, che ci sia la Polonia: un Paese che oggi si distingue da quel blocco dell’Est più distante dal progetto europeo che dai richiami e dalle lusinghe esterne.
Un altro segnale molto incoraggiante arriva dalla Romania, dove ha vinto Nicusor Dan, il giovane sindaco di Bucarest, europeista convinto.
Un volto nuovo, il suo, e un profilo dalle caratteristiche positive, ma soprattutto la possibilità di essere una testimonianza europea significativa nel quadrante orientale e tra coloro che l’Europa vogliono costruirla davvero (e non solo "usarla" come fa Orban).
Importante anche il riavvicinamento della Gran Bretagna.
Senza illuderci troppo su un ritorno nell’Unione — anche se il sogno rimane — si sta formando un drappello di Paesi che vuole costruire insieme all’Europa una nuova politica estera e un nuovo quadro di collaborazione, tanto più necessario ora che l’ordine internazionale viene indebolito e messo in discussione da Trump e da molti paesi.
Tutti segnali positivi e incoraggianti da cogliere e sostenere.
Naturalmente, rimane tutto il dolore per la situazione sul campo in Ucraina.
La palese mancanza di volontà di Putin di discutere proposte di pace, di cessare il fuoco, di restituire i bambini deportati, di aprire un negoziato per una pace duratura e stabile — non una pace qualunque — pesa come un macigno.
E rimane il grande buco nero di vergogna e disperazione per quanto sta accadendo al popolo palestinese: una tragedia che si aggrava di giorno in giorno, che è andata oltre ogni confine accettabile di umanità.
La speranza è che anche su questa tragedia l’Europa sappia mettere in campo un’iniziativa, anche se è già molto tardi.
Altrimenti sarebbe una macchia enorme per tutto il mondo civile.

Condividi questo contenuto su :
Pin It

Iscriviti alla nostra Newsletter

Per ricevere la mail di aggiornamento attività .
Accetto la Privacy policy