Il ricordo di Papa Francesco
Alcuni ricordi di Papa Francesco.
Giuseppe Sala: Con papa Francesco scompare una delle grandi speranze dell’umanità. Non a caso è alla speranza che lui ha dedicato il giubileo di quest’anno santo. In questo mondo devastato dalle guerre e da ogni sorta di brutalità, umana ed economica, il suo insegnamento resterà un’eredità preziosa per tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Continuiamo a rivolgerci a lui perché, anche dal Cielo, aiuti tutti coloro che hanno responsabilitá di governo a trovare sempre la via della vera pace.
Sergio Mattarella: Accanto al dolore per la morte di Papa Francesco, avverto, come ho detto stamani, un senso di vuoto: il senso della privazione di un punto di riferimento cui guardavo. Ha conquistato il mondo, sin dal primo momento, già con la scelta del nome. Gesuita, figlio della spiritualità di S. Ignazio, si è richiamato a San Francesco, sottolineando la ricchezza dei carismi che nella Chiesa si integrano. Come non ricordare “Laudato si” sull’equità nell’uso delle risorse naturali? O “Fratelli tutti” sulla unicità della famiglia umana? O la sua costante attenzione alle periferie del mondo, ai poveri, ai più deboli, ai migranti? Certamente anche ricordando i suoi avi emigrati dal Piemonte in Argentina. O la sua preghiera da solo in piazza San Pietro nei giorni del covid? Francesco è stato sempre uomo di speranza convinta contro ogni difficoltà. L’ha trasmessa anche nei giorni della sua malattia offrendo un esempio per tutti i sofferenti. Ricordo con grande riconoscenza le tante occasioni di incontro. La sua visita al Quirinale storica, gli incontri non ufficiali, riservati, personali. Su tutto si impone un pensiero. Quel che ha deciso di fare ieri, nel giorno di Pasqua, con la benedizione al mondo, e il giro in piazza, tra i fedeli con il suo ultimo richiamo al principio di umanità, come criterio di condotta per ciascuno. Oggi, appare come un saluto alla Chiesa e alle donne e agli uomini di tutto il mondo. La risposta a questo saluto da parte di tutti nel mondo non deve limitarsi al ricordo e alla riconoscenza ma deve tradursi in responsabilità, nel far proprie nei comportamenti quotidiani le indicazioni dei suoi insegnamenti
Franco Mirabelli: Con la sua vita, Papa Francesco ha insegnato a mettere gli ultimi e le loro sofferenze sopra a tutto. Oggi siamo tutti più soli.
Chiara Braga: È stato il Papa dei poveri, degli emarginati, degli oppressi, delle vittime di guerra e di persecuzioni. Ha interpretato il ruolo della Chiesa mettendola al loro servizio. Ha messo al centro della sua predicazione la difesa del Creato e della pace, insegnamenti che hanno e avranno anche un imprescindibile valore civile. È stato fino all'ultimo il Papa del dialogo e della speranza. È stato un uomo che ha vissuto la complessità del suo tempo, lascia un vuoto immenso e un'eredità di cui essere degni.
Elly Schlein: È stato ovviamente il papa del dialogo, della pace, della speranza, sempre dedito agli ultimi, ai più emarginati e ai più poveri. E quindi ha segnato con il suo impegno sia sulla giustizia sociale e, non dimentichiamolo, anche il suo impegno per il pianeta. Credo che questo potentissimo messaggio di pace e di stabilità resterà e seguirà, continuerà a fare segno anche dopo la sua scomparsa. E' una triste giornata, lo è per tutti, la nostra vicinanza va alla comunità cattolica, ma anche a tutte e tutti coloro che nel mondo lo piangeranno e vorranno portare avanti il suo messaggio di pace e di vicinanza a chi soffre di più. In tutto il suo magistero ha provato ad apire, dialogare e innovare, è uno degli aspetti più interessanti del suo papato. Anche su tanti altri versanti è stato innovativo, coraggioso all'interno della Chiesa.
Beatrice Lorenzin: Il mondo intero piange la scomparsa di Papa Francesco. Ci lascia orfani di una guida spirituale che ha saputo incarnare, con forza e tenerezza, il Vangelo vissuto nella quotidianità. Un messaggio dirompente per i credenti così come per i laici. Bergoglio ha scelto il nome di Francesco d'Assisi, e come lui ha vissuto testimoniando la semplicità del cuore, la forza del servizio, l'amore per ogni creatura, soprattutto per i poveri, i dimenticati, gli emarginati, ma anche la fermezza nel perseguimento del suo messaggio. È stato un Papa dirompente, capace di scardinare consuetudini e aprire vie nuove. La sua visione, colma di umanità e grazia, unita a un cuore grande e a una straordinaria forza nel sostenere la necessità del cambiamento, ha trasformato non solo la Chiesa, ma anche il modo in cui il mondo guarda alla spiritualità, alla solidarietà, all'accoglienza, all'ambiente e al rispetto per l'altro. Con umiltà e determinazione ha parlato al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, indicando la via della pace come bussola possibile e perseguibile per un'umanità smarrita. Il suo ultimo, immenso lascito è proprio questo: un messaggio di pace, ostinatamente ripetuto con voce ferma e amorevole lungo tutto il suo pontificato e testimoniato con il suo corpo durante questa Settimana Santa. Oggi quel messaggio diventa eredità collettiva, seguiamolo e permettiamo che si realizzi ponendo fine ai conflitti più vivi e drammatici che mai nella nostra odierna società.
Michela Di Biase: Papa Francesco è stato testimone di pace e misericordia fino all'ultimo giorno di vita. Oggi perdiamo una guida in un tempo difficile. Mancherà a questa terra.
Dario Veneroni: Domenica della Santa Pasqua è sembrato l'ultimo saluto a tutti I fedeli e al mondo intero di Papa Francesco con il passaggio con il papa /mobile in Piazza S. Pietro. Per noi tutti un grande Grazie per i tuoi insegnamenti. A noi l'eredità di metterli in pratica credendoci.
Edoardo Pivanti: La forza dei gesti semplici. La forza dell’umanità. Non so nemmeno io se definirmi credente, non l’ho mai saputo davvero. Ma Papa Francesco ha incarnato la potenza autentica del messaggio cristiano: stare dalla parte degli ultimi, degli oppressi, di chi viene dalla “fine del mondo”. La sua è una voce che mancherà a tutti - credenti e laici - soprattutto in questi tempi così incerti, così fragili.
Carla Gaiani: Addio a Papa Francesco, il Papa degli ultimi e dei più deboli; il Papa della misericordia; il Papa della “Laudato si’” e di “Fratelli tutti”. Un Santo Padre dai gesti umili, semplici, al contempo rivoluzionari. Un addio repentino, dopo il giorno di Pasqua, resurrezione divina e morte umana, che lascia il mondo attonito e da oggi più solo e smarrito. “Dilexit nos". Sì, “ci ha amati”, ha amato le nostre fragilità, le nostre debolezze. Non ci ha piegato con la rigidità della legge, con la durezza dell'ortodossia che giudica e divide ma ha cercato la purezza dei nostri cuori. In un mondo di deliri identitari, di ritorno alla legge del più forte Papà Francesco ci è venuto incontro, è andato incontro all'altro accogliendolo in un bianco abbraccio fraterno. Sì, “ci ha amati”.
Patrizia Toia: Autentico seguace del Vangelo. Ha iniziato il suo Pontificato a Lampedusa, per essere accanto ai migranti, e ha compiuto la sua ultima visita a Regina Coeli, per esprimere vicinanza ai carcerati. E, venuto dalla "fine del mondo", ha portato al mondo la testimonianza, l’impegno e la voce di una Chiesa coerente, coraggiosa e amorevole. Tra queste due simboliche tappe del suo lungo Pontificato, ci sono: l’amore per i poveri e i più deboli, la misericordia per ogni uomo - anche il più peccatore - la tenerezza per i sofferenti, l’ansia di giustizia, il rispetto per il creato e per l’ambiente. Il rifiuto della logica economicista e del potere dell’algoritmo, se riducono l’uomo al solo profitto o allo scarto. Il dialogo interreligioso e lo scambio continuo con i non credenti. E, soprattutto, fino all’ultimo istante, il tormento per le guerre e l’instancabile, sofferto grido per la pace: dall’Ucraina invasa, alle sofferenze del popolo di Gaza, fino ai conflitti esplosi o dimenticati nel mondo. Francesco è il Papa che ci ha “curati” nell’anima durante la pandemia, come ha saputo comprendere e “curare” le ferite dello spirito, le debolezze, i dolori e le miserie della nostra vita quotidiana. Lo ha fatto parlando a ciascuno di noi, sostenendoci, rincuorandoci, come un padre e un pastore. Come ha fatto con le parole della Via Crucis del Venerdì Santo, e con l’Omelia pasquale. Se ne va dal mondo nei giorni della Resurrezione. E anche questo, in fondo, è un dono che ci lascia.