Il Governo passa le ore ad attaccare la minoranza
Intervento di Dario Franceschini in Senato.
Signor Presidente, non avevo alcun dubbio. Anche i Presidenti hanno esigenze fisiologiche.
Dal dibattito è emerso il solito copione stantio. Siete al terzo compleanno e pateticamente insistete. Anziché motivare le vostre scelte del presente, passate le ore ad attaccare la minoranza per le cose che ha fatto quando era al Governo.
Eppure, in quel Governo c'erano due partiti su tre della sua maggioranza. Non so se lo ha dimenticato o lo ignora.
Io c'ero in quel Consiglio dei ministri. Ricordo Forza Italia condividere tutto. Ricordo il suo ministro dell'economia Giorgetti condividere ogni scelta, e la Lega votarle tutte in Parlamento. Ricordo Giorgetti condividere senza fiatare quelle scelte: era un omonimo?
Quindi, anche oggi, attaccando un'altra volta quelle scelte, lei ha attaccato i suoi alleati. E voi, Forza Italia e Lega, mi chiedo: tacete da tre anni, come se prima foste stati sulla luna e non foste stati qui al Governo.
Poi, non sazi, fate una cosa un po' inusuale per una democrazia parlamentare. Passate le ore ad attaccare la minoranza per come fa oggi l'opposizione. Mi piacerebbe tanto poter mettere dei limiti anche a questo. Oggi, la moda di giornata è attaccare la segretaria del Partito Democratico perché avrebbe detto a Bruxelles le stesse cose che dice a Roma, implicitamente sostenendo, così, che un leader politico dovrebbe dire cose diverse a seconda di dove le dice.
Lei ha fatto tanti anni l'opposizione. Non ha esitato a parlare all'estero come si parlava in Italia. Washington 2018: "il Governo Gentiloni e il PD hanno trasformato l'Italia in un campo profughi per compiacere Bruxelles e i globalisti. Fratelli d'Italia dice no a questa svendita della nostra sovranità e il 4 marzo gli italiani ci daranno ragione". Strasburgo, 2019: "Conte si inchina a Bruxelles mentre l'Italia affonda. Prima fa il sovranista con la Lega, poi si allea con il partito globalista. Questo Govermo svende gli italiani agli interessi di mercato" Potrei andare avanti. Mi pare che Bruxelles e Strasburgo siano all'estero. Vangelo secondo Matteo «perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?»
Proprio il modo scomposto in cui avete reagito a quelle critiche e a quelle dichiarazioni dimostra che evocare quel rischio non è stato infondato. Mentre proprio dal dibattito di oggi è emersa una contraddizione su cui vi siete arenati, immobili, e solo voi vi raccontate come protagonisti nel mondo: si chiama training autogeno, teoricamente.
Sappiamo che esistono tra noi posizioni differenziate sullo specifico punto dell'invio di armi all'Ucraina, ma tra voi la divisione profonda non è su un punto specifico, è proprio sulla natura e la prospettiva dell'Unione europea. Una vera palla al piede che blocca ogni iniziativa politica e che non viene cancellata dalla presenza ovvia, consentitemi di dirlo, di una mozione comune della maggioranza.
I partiti suoi alleati sono, uno, moderato europeista, anche se un po' timido, l'altro sovranista e antieuropeista. Abbiamo sentito il senatore Borghi parlare con chiarezza dicendo quello che pensa oggi.
In tutte le piazze italiane qualche anno fa, non tanti, è stato attaccato questo bel manifesto (guardate la faccia sorridente di Salvini come è gradevole, mi chiedo cosa avesse da sorridere): «Più Italia, meno Europa». È un bel problema, a cui si aggiunge il fatto che il suo stesso partito è travagliato da anni tra la tentazione di un estremismo buono, per campagne elettorali il più possibile infuocate, e il realismo di un allineamento sulle posizioni per l'Europa.
Non possiamo che apprezzare i suoi passi avanti personali anche su questo, dato il punto di partenza terribile. Lei sa che su X-Twitter vengono conservate tutte le cose e possono essere accessibili a tutti. Nel 2016, in occasione della Brexit, lei scrisse: «I britannici hanno voluto ribadire che la sovranità appartiene al popolo e non al comitato d'affari, burocrati, lobbisti e banchieri che oggi comanda in Europa. È una lezione di coraggio per tutti i popoli europei. È un esempio che vogliamo seguire». Nel 2017, sull'euro: «È una moneta sbagliata, che ha arricchito la Germania e impoverito gli altri Stati europei e per questo destinata a implodere presto. Vogliamo giungere allo scioglimento concordato dell'Eurozona e questo vuol dire riprenderci la nostra piena sovranità monetaria e il ripristino della Banca centrale italiana». Questo diceva lei qualche anno fa. È passato del tempo, diciamo che ha cambiato idea? Bene, ma non tanto, sentendo le cose che ha detto oggi.
Scelga quale linea tenere nella sua maggioranza. Non è tempo di esitare. Per il bene del Paese, ma anche per la sua credibilità di leader, scelga. Più passeranno i mesi e più inevitabilmente troverà bivi in cui sarà costretta a decidere quale strada, o con Trump o con l'Europa, e non ci sarà spazio per incertezze, per dichiararsi equidistante. La copertura che oggi ha tentato dell'Occidente è una copertura relativa, perché tutti noi vogliamo difendere i valori dell'Occidente, ma stando nell'Europa, non equidistanti tra l'Europa e l'amministrazione Trump.
Sperare e puntare in questo campo a una mediazione qualsiasi, purché si eviti di dover scegliere, significa immobilismo, significa essere ininfluenti e ogni volta arrivare sempre ultimi a convergere inevitabilmente su decisioni europee già prese dalla maggioranza di altri Paesi.
Lei si vanta della stabilità, merito sicuramente di aver vinto le elezioni, come conseguenza della nostra divisione alle elezioni; ha un'inedita maggioranza numerica, molto, molto ampia. Ma ora ricordi che la stabilità non è in sé un valore, se non la si usa per agire, per guidare i processi, se si resta fermi. Anche se capisco, guardando in tutti i campi la vostra inazione di governo, che in voi è forte la tentazione di non toccare nulla, di fare poco, di non dare fastidio agli italiani con pericolose riforme (e i primi elementi del disegno di legge di bilancio confermano questo), di galleggiare come linea politica, di non dare fastidio. Invece servono visione e iniziative proprio sul tema delle politiche europee.
L'Europa ha sempre fatto i suoi passi avanti nella sua storia verso una maggiore integrazione spinta dalle emergenze o da esigenze difensive, a cominciare dalla sua nascita, dopo la Seconda guerra mondiale, per evitare il ripetersi di nuove guerre. È esattamente così in questa fase: dopo il Covid, l'Ucraina, le politiche isolazioniste di Trump, l'aggressività dei Paesi emergenti, è emersa chiara l'urgenza di un altro coraggioso passo in avanti. Tutti hanno capito che se l'Europa non lo fa resta debole, ininfluente, impantanata com'è in meccanismi decisionali lenti e bloccati in un mondo veloce.
Se l'Europa è già piccola, figuriamoci ogni singolo Paese europeo quanto è piccolo e indifeso, di fronte ai giganti. Serve un cambio di passo, un passo di coraggiosa visione.
L'inedita stabilità italiana, che purtroppo è arrivata con voi e non con noi al Governo, è giunta in un momento di altrui debolezze, con la Francia che ha problemi di governabilità, il Regno Unito fuori dall'Europa, la Germania meno forte. Per questo c'è uno spazio enorme per il ruolo dell'Italia nel guidare il processo di integrazione europea, nello sperimentare strade nuove sull'unanimità (e mi preoccupano molto le sue affermazioni di oggi di contrarietà al superamento dell'unanimità), sulle velocità differenziate. L'abbiamo fatto per Schengen, per l'euro, perché non farlo per la difesa comune? Non è possibile andare tutti e 27 i Paesi dal passo del più veloce oppure al passo del più lento: si sta fermi.
Potremmo e dovremmo andare avanti verso una sintesi, una soggettività vera di un'Europa unica, unita nella politica estera, perché nel mondo di oggi non basta avere un glorioso passato di grandezza per farsi ascoltare e farsi rispettare; non serve a nulla lamentarsi della marginalità se non si fa nulla per superarla. Allora, tra queste debolezze e opportunità vi è grande spazio per un ruolo guida, che l'Italia consapevolmente non occupa o perché non vuole o perché non riesce. Vi accontentate di qualche riflettore, di qualche buffetto, di qualche pacca sulla spalla di Trump, di qualche posto di seconda fila nelle foto.
Anche noi ci siamo limitati troppo a tirare un sospiro di sollievo quando ai roboanti proclami sull'autonoma posizione italiana, sulla mediazione italiana, per fortuna non ha fatto seguito nulla; l'Italia alla fine non può che allinearsi, ma da semplice comparsa, alle decisioni europee, mentre dovrebbe guidare e trainare gli altri Paesi, correre verso un destino che è l'Europa unica e unita, a cui la storia prima o poi ci porterà. I singoli Stati e i partiti non potranno dire se andarci o non andarci, ma solo decidere a che velocità andarci, se lenti o spediti, se mettendo o togliendo ostacoli sul percorso, se frenando o accelerando.
Vogliamo rafforzare la prospettiva europea esprimendo nuove politiche comuni, come abbiamo fatto col PNRR post Covid e come voi dovreste fare, anziché criticarlo, sul Green Deal e sul piano alloggi. Vogliamo rafforzarla dando spazio alla posizione comune dell'Unione europea o indebolirla con trattative bilaterali tra un singolo Stato e gli Stati Uniti sui dati, per esempio? Eppure dovremmo avere imparato che con queste mediocri furbate si indebolisce non soltanto l'Europa, ma anche l'Italia, che appare pronta a rompere il fronte comune in nome di un piatto di lenticchie.
Invece, signora Presidente del Consiglio, lei sta perdendo l'occasione che questa finestra temporale offre al nostro Paese, portando l'Italia davanti al gruppo, tirandolo il gruppo, in coerenza con la propria storia e con la propria vocazione: essere il motore e la non zavorra del processo di integrazione europea, interpretare quella speranza degli Stati uniti d'Europa che non è della destra o della sinistra, ma può essere della destra e della sinistra; non assecondare la paura che ogni futuro nuovo ha sempre in essere.
Se lei, per timore di un alleato o del vento sovranista che soffia a destra, continuerà a stare ferma, a tenere l'Italia in fondo al gruppo, la nostra opposizione sarà sempre più netta; se riposizionerà l'Italia su una posizione europeista e senza ambiguità né cedimenti, questa opposizione sarà pronta a dargliene atto, nonostante sia comporta, secondo la sua delicata ed elegante espressione, da estremisti più estremisti e fondamentalisti di Hamas.
In ultimo, gridi, protesti, batta i pugni sul tavolo ogni volta che si indebolisce un'organizzazione internazionale, chiunque proponga di farlo. Viviamo il paradosso che i nostri alleati, gli Stati Uniti, hanno proposto con l'amministrazione Trump, il superamento di ogni organizzazione internazionale, dall'ONU, all'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) al Tribunale penale internazionale, all'Organizzazione mondiale del commercio… (Il microfono si disattiva automaticamente)… Ho concluso. Che li obblighino ad adeguarsi… da parte dell'amministrazione Trump lasci il mondo senza regole. L'Italia, di fronte a questo disfacimento, per rispetto della sua storia, per rispetto alla difesa dei suoi valori, non può e non deve restare silente.
