Gaza, si può ancora creare un canale sicuro per portare gli aiuti
Intervista di Repubblica a Matteo Zuppi.
"A Gaza non si attracca. Dico proprio tecnicamente. Sarebbe complicato in condizioni diciamo normali, figuriamoci adesso dovendo anche portare viveri e beni di prima necessità. Si rischierebbe il caos. Io mi sto adoperando per la logistica, per fare in modo che quegli aiuti arrivino. Perché ce n'è un gran bisogno". Lo afferma, in un colloquio con La Repubblica, il cardinale Matteo Zuppi.
Per il presidente della Cei la soluzione per far sbarcare gli aiuti dalle navi di Flotilla resta Cipro dove il patriarca Pizzaballa "ha la possibilità di attivare un'organizzazione che distribuisca tutto alla popolazione. E nessuno meglio di lui conosce la complessità di quel territorio. Altre soluzioni non paiono praticabili. Non Israele, ovviamente. E non il Libano, dove attraccare e possibile ma poi non c'è modo di trasportare tutto a Gaza". "Si può arrivare di fronte a Gaza - afferma ancora -, nel rispetto dei limiti delle acque internazionali naturalmente, come gesto simbolico. Poi però resta necessario arrivare a portare gli aiuti, perché quello vuole fare la Flotilla, no? E allora dopo si devono andare a scaricare i viveri a Cipro per farli arrivare alla popolazione".
Gli viene chiesto cosa può fare la Chiesa, in questo scenario di guerre e massacri. "È una domanda che mi faccio spesso e che mi pesa - risponde -. Perché non vorrei ritrovarmi un giorno davanti a qualcuno che mi dica: e voi dove eravate, cosa facevate, in cosa vi siete impegnati per evitare tutto questo? La Chiesa fa tanto, in tanti modi e in tanti luoghi. Ma deve continuare a interrogarsi ogni giorno se quello che ha fatto è stato abbastanza, se serviva fare di più. E ricominciare il giorno dopo", conclude il presidente della Cei.
