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Che cosa resterà, a Milano, dopo le Olimpiadi?

Articolo di Milano Today sul convegno "Expo, San Siro e Olimpiadi. Opportunità e ricadute positive per il futuro di Milano".

Che cosa resterà, a Milano, dopo le Olimpiadi invernali che si svolgeranno a febbraio e marzo del 2026? Mentre manca poco alla cerimonia d'apertura, fissata per il 6 febbraio a San Siro (proprio il 20 novembre sono iniziati i lavori preparatori al Parco dei Capitani), è ragionevole interrogarsi sull'eredità dei giochi olimpici quando sarà tutto finito e atleti, tecnici, operatori e spettatori saranno tornati a casa.

“L'eredità si divide in due categorie: quelle immediate, per le quali i giochi sono già fatti, e le opportunità durature, il lascito immateriale, in parte ancora da scrivere”, risponde Gaia Romani, assessora alla partecipazione a Milano, ospite a un incontro organizzato da ‘areaDem’, corrente del Partito democratico, al Pirellone per parlare proprio di legacy sui grandi eventi e le grandi opere (non solo Olimpiadi, ma anche Expo, che si è svolta dieci anni fa, e il nuovo stadio che verrà costruito a San Siro da Inter e Milan, insieme allo sviluppo delle aree adiacenti).
Più facili da snocciolare, sicuramente, le eredità già in essere o a breve termine. Come i 14mila posti di lavoro, l'indotto olimpico calcolato in più di un miliardo di euro (non tutto a Milano, logicamente), gli investimenti sullo sport di base (Iacopo Mazzetti, Head of Legacy di Fondazione Milano Cortina, ha citato il playground di via Pepe tra i tanti esempi possibili), oltre naturalmente alle aree che verranno rigenerate. Che, per Milano, significano Santa Giulia, dove sta per essere ultimato il palazzo dello sport che sarà un'arena a disposizione della città, e il Villaggio Olimpico a Scalo Romana, che sarà trasformato in uno studentato.
Proprio in merito a questi due grandi progetti, che non si fermeranno con i giochi olimpici ma costituiranno un lascito tangibile, secondo Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd, “le Olimpiadi fungono da acceleratore di processi che la politica aveva già pensato”, ma che si sarebbero realizzati impiegando molto più tempo e con risorse incerte. Grazie ai giochi, invece, Milano avrà da subito una nuova arena per sport e concerti al chiuso e uno studentato universitario da 1.700 posti, uno dei più grandi d'Italia.
Un render del masterplan della riqualificazione di Santa Giulia dello studio di architettura Cucinella
Ma non senza polemiche. Perché, proprio per queste grandi strutture, sono emersi extracosti sui quali il Comune di Milano, nei mesi scorsi, ha negato l'accesso agli atti a Duccio Facchini, direttore di Altreconomia, finendo però col perdere al Tar, che ha condannato l'amministrazione a fornire gli atti richiesti, consentendole al limite di rinviare la consegna al momento in cui l'iter amministrativo sugli extracosti sarà concluso.
Accanto all'aumento dei costi per la realizzazione, in particolare sul futuro studentato il dibattito si è inserito in quello più generale su Milano accessibile. Quando è stata resa nota la struttura dei prezzi di stanze e posti letto, molti non hanno gradito lo scarso numero di quelli inizialmente previsti a canone calmierato: appena 150. Dietro le pressioni dell'opinione pubblica, Coima (la proprietà) li ha aumentati fino a 450, con l'effetto di abbassare il canone medio complessivo. L'operazione è stata possibile attraverso il Fondo nazionale per l'abitare gestito da Cassa depositi e prestiti, non con risorse proprie.
Altri lasciti, forse meno “macroscopici” ma che potranno essere “toccati con mano” dalla cittadinanza, riguardano ad esempio gli investimenti sull'accessibilità in tutte le stazioni della metropolitana, con la realizzazione degli ascensori e delle strutture per l'accesso dei disabili. E poi gli investimenti sul marketing territoriale, che la città non avrebbe potuto altrimenti sostenere, con ricadute d'immagine e quindi sulla capacità di attrarre futuri investimenti.
E su questo si viaggia verso le eredità più a lungo termine. Quelle che l'assessora Gaia Romani definisce “immateriali, da scrivere”. Per l'assessora, “afferiscono alla sfera politica come luogo dell'immaginario”. In altre parole, sarà la leadership politica della città a scrivere i futuri sviluppi sulla base delle potenzialità che le Olimpiadi potranno aprire. Possibilmente (nell'ottica di Gaia Romani) il centrosinistra, anche dopo le elezioni del 2027. Anzi, le Olimpiadi potrebbero ricomporre, nella coalizione alla guida attuale della città, “una discussione oggi frammentata, per immaginare la Milano del 2027, del 2030 e anche oltre”. Per lei, “Milano ha perso equilibrio dopo la pandemia e può ritrovarlo grazie a ciò che le Olimpiadi rappresenteranno”.
Il futuro immateriale della città è, del resto, un lascito importante di tutti i grandi eventi e le grandi opere. È stato così per Expo, le cui conseguenze non si limitano all'area in cui si svolse l'esposizione universale nel 2015, che oggi ospita un nuovo ospedale, sedi di aziende e domani il campus della Statale, ma si riflettono sull'attrattività di cui ha goduto Milano negli anni seguenti, l'esplosione del turismo e degli investimenti.
L'albero della vita nell'area parcheggio di Mind (Foto: Marialaura Iazzetti/MilanoToday)
Un'attrattività necessariamente da governare, e ne sono consapevoli i politici milanesi. È proprio su questo, sulla “città escludente”, che si gioca uno dei nodi delle politiche della giunta Sala da qui a fine mandato, come emerge anche dalle discussioni sul nuovo assessore da inserire in squadra (per completarla, dopo le dimissioni di Giancarlo Tancredi a luglio), ed è questa una possibile contraddizione che Milano potrebbe incontrare anche dopo le Olimpiadi invernali, così come l'ha incontrata con Expo.
Se, con Iacopo Mazzetti, lo sport va “utilizzato anche per cambiare la vita delle persone”, la segretaria regionale del Pd Silvia Roggiani è lucida: “Bisogna attraversare le contraddizioni. Le abbiamo viste con Expo, le vediamo con il Villaggio Olimpico che diventerà uno studentato, di cui la città ha bisogno, ma che ha contraddizioni che non abbiamo ancora vinto”. La soluzione? “La politica giochi un ruolo forte, in alleanza con tutti, anche con le forze critiche. Anche loro sono persone che hanno a cuore Milano”. Perché, come dice l'ex ministra Barbara Pollastrini, “Questa volta Milano deve essere la capitale del contrasto a ogni povertà”.

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