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  • Carlo Borghetti

Professioni mediche: giovani e contraddizioni del sistema

Intervista del Sicomoro a Carlo Borghetti.

Carlo Borghetti è capogruppo PD nella Commissione Sanità del Cons. Regionale della Lombardia, coordinatore del Gruppo di lavoro sulla Sanità della CALRE (Conferenza delle assemblee legislative regionali di Europa), che sta avviando una ricerca per la comparazione dell’assistenza agli anziani.

Si parla di mancanza di giovani nelle professioni, sanitarie comprese. Ma non si investe in ricerca e nelle specializzazioni. I giovani vanno altrove?
Non vale per tutte le specializzazioni. La carenza dei medici riguarda soprattutto anestesisti, medicina d’urgenza e psichiatria. Non a caso, soprattutto perché dopo il Covid si sentono sotto pressione; pagati come altri colleghi ma con responsabilità maggiori; sotto pressione professionale, e a volte di prepotenza fisica, oltre a contestazioni giuridiche da cui devono difendersi ricorrendo all’avvocato. I giovani vanno allora verso specialità più gratificanti. Considerano i fattori di rischio sapendo che il collo di bottiglia sta nella scelta della specialità. Dietro la specializzazione sta la ricerca, che ha fatto passi da gigante ma con costi crescenti. La professionalità si fa con programmazione rispetto al bisogno, al rispetto del ruolo e alla remunerazione adeguata.
Si parla di concorrenza dei gettonisti: chi sono?
Dato che ci sono carenze gli ospedali prendono a contratto di breve durata professionisti sanitari – soprattutto medici - con remunerazione accattivante. Così si assiste a numerosi casi di fuga da dipendenti dell’ospedale per essere più liberi e guadagnare di più, in città care e avare di abitazioni. Con una sola notte in PS un gettonista in cooperativa guadagna circa 1/5 di quanto prenderebbe in un mese da dipendente. L’Ente pubblico sostiene la specializzazione: forma, fa crescere professionalmente e da esperti se li fa scappare. L’ eccesso di prescrizioni ingolfa le liste di attesa; fra l’altro l’Agenda di prenotazione non può essere mai chiusa, anche se spesso ci sentiamo dire così. Si stanno mettendo limiti al ricorso ai gettonisti, ma a reclamare sono anche i Dirigenti sanitari, che non sanno come coprire i turni. Inoltre i diretti interessati hanno un ritorno fiscale dalla recente Flat Tax : se un dipendente può mediamente avere una imposizione fiscale al 43% un libero professionista sanitario paga solo il 15%: la fuga dal lavoro dipendente è quindi anche effetto di un regalo fiscale ad alcune categorie. D’altra parte la normativa non può essere variata a livello regionale, perché il passaggio fra Lombardia e Piemonte, ad esempio, sarebbe rapido! Per regolare cooperative e gettonisti del settore occorre una legge nazionale che renda concorrenziali le remunerazioni, riportando negli ospedali importanti professionalità. Il recente aumento del budget nazionale in sanità non viene investito adeguatamente neppure in ricerca, e per l’80% viene assorbito dall’adeguamento dei contratti esistenti: occorrerebbe passare dall’attuale 6.3% al 7,5% sul PIL.
Quali fasce di età e quali patologie impegnano maggiormente gli ospedali?
Anziani e relative patologie, farmaci più efficaci ma più costosi, medicina personalizzata: vinceremo la sfida solo con grandi investimenti e con più prevenzione. Ma anche con attenzione all’esplosione della domanda basata sulla pubblicità. L’assicurazione privatizza la spesa ma incrementa le liste d’attesa incentivando prescrizioni. Occorre valorizzare molto di più la medicina territoriale.
Rapporto medici e giovani infermieri.
La Laurea di Scienze infermieristiche quest’anno ha lasciato posti liberi. Perché non è attrattiva? Questione di stipendi ma anche di carriera, per l’impossibilità odierna di diventare Dirigente apicale; per questo abbiamo proposto un Progetto di legge per la dirigenza di Struttura complessa per gli infermieri.

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