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  • Sergio Mattarella

No a concentrazioni di potere e finanza

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con una delegazione della Fondazione per la Sussidiarietà (video).

Ringrazio di questa opportunità di riflessione che viene offerta dalla prima edizione del Premio, che la Fondazione per la Sussidiarietà, generosamente, ha ritenuto di assegnarmi.

Rivolgo i complimenti al maestro Steiner per la raffigurazione artistica del premio. Ringrazio molto dei cortesi riferimenti che mi riguardano e sottolineo che, nelle parole del Presidente, Professor Vittadini, si delinea una visione della società che fa perno sulla centralità della persona e della comunità in cui essa si riconosce e opera.
Una visione coerente con le prospettive delineate dalla Costituzione, e tuttavia, assai impegnativa nell’attuale contesto, così incerto.
Per questo desidero estendere i ringraziamenti a quel che fa la Fondazione nella sua attività di promozione della cultura della sussidiarietà, di offerta di competenze e di occasioni formative a persone, gruppi e comunità impegnate per il bene comune.
La sussidiarietà è un principio che lega e rafforza il rapporto tra istituzioni e società. Lega tra loro anche gli stessi ordinamenti delle istituzioni pubbliche, ciascuna nella sua autonomia e complementarietà.
È nel vivo della società che la sussidiarietà trova la sua radice più profonda, e la sua ragione più esigente, perché essa è strettamente connessa con due valori di fondamentale rilievo: la libertà della persona e la solidarietà che essa esprime nell’ambito delle comunità in cui vive e realizza la propria esistenza.
La sussidiarietà è, cioè, in primo luogo, espressione e garanzia di libertà per le persone e i corpi sociali che concorrono all’interesse generale e che, nella pluralità degli apporti, si adoperano per rigenerare continuamente quei valori di umanità e di corresponsabilità che rappresentano uno dei portati più preziosi del nostro modello sociale, del modello sociale europeo.
Un modello che assicura spazi di autonomia, di partecipazione, di concorso delle persone, che trovano nelle formazioni espressive di valori e interessi delle comunità lo strumento per la loro affermazione, sconfiggendo sia le pretese di massificazione delle ideologie autoritarie del ‘900 - che hanno portato all’oppressione dell’uomo sull’uomo - sia quelle nuove, con la verticalizzazione del potere e la prevalenza di quello finanziario.
È importante irrobustire il principio di sussidiarietà: l’alternativa sarebbe introdurre arbitrari criteri gerarchici, addirittura favorendo, di fatto, poteri separati dalla società o concentrazioni che indeboliscono l’impianto democratico.
La rete delle comunità e dei corpi intermedi tiene alta la stessa qualità della democrazia, rinvigorisce - ripeto - la libertà di ciascuno, perché la libertà si realizza insieme a quella degli altri, si realizza in quella degli altri.
La sussidiarietà è uno dei vettori del percorso che abbiamo davanti e, ben prima che la parola entrasse nella Costituzione nel 2001, il principio della sussidiarietà è maturato lungo tutta la storia della Repubblica.
La nostra, come altre Costituzioni nate dalla Liberazione del continente dal nazifascismo, viene definita Costituzione “personalista” - lei l’ha appena ricordato, Professore - perché colloca la dignità della persona, e non la ragione di Stato, al centro dell’azione della Repubblica.
E sono proprio il principio personalistico e quello comunitario a farci dire che la sussidiarietà - sussidiarietà verticale ma, a maggior ragione, sussidiarietà orizzontale - è, dalle origini, pienamente dentro il disegno costituzionale, anzi ne è una sua esplicazione.
Le autonomie, territoriali e sociali, sono con evidenza incompatibili con i regimi autoritari, e proprio la loro inibizione è spesso la cartina di tornasole di restringimento delle libertà.
Ecco allora il contributo che esse recano vivificando libertà e democrazia di un popolo con la loro semplice esistenza. Contributo che trascende le finalità specifiche che le ha mosse, per divenire collante di una identità comune.
Le identità plurali delle nostre comunità, locali, sociali, sono frutto del convergere delle persone verso mete comuni e, a loro volta, partecipano della costruzione del percorso verso il bene comune della nostra società.
In questa maniera si invera la democrazia che è fatta di sostanza e non di mera forma; di eguaglianza dei cittadini, che si realizza rendendo effettivi i diritti sociali, attraverso l’intervento del servizio pubblico e di ogni altro soggetto che può concorrere allo sviluppo del Paese e al benessere delle sue comunità.
Le comunità che si organizzano, la solidarietà che prende forma associativa, la mutualità, il volontariato, il Terzo Settore costituiscono risorsa insostituibile.
Lo spazio pubblico non vive di polarizzazione tra il potere delle istituzioni da un lato e il singolo individuo dall’altro. Senza comunità intermedie anche il riconoscimento dei diritti viene messo a rischio.
Per affrontare le sfide locali come quelle nazionali, come quelle globali, è indispensabile rilanciare la cultura che viene espressa dal “noi”.
“Noi” come responsabilità comune, “noi” come volontà di partecipazione, “noi” come costruzione di comunità larghe e aperte.
L’albero della sussidiarietà ha molti rami. Coltivarlo è un grande servizio al nostro Paese.
Per questo vi ringrazio e vi auguro di continuare la vostra opera con passione inalterata.
Grazie, Presidente!

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