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  • Alessandro Capelli

Milano non diventi città dei Vannacci

Intervista di Milano Today ad Alessandro Capelli.

Tensioni politiche continue nella maggioranza alla guida di Milano, ora anche tra il Partito democratico e il sindaco Beppe Sala. “Sono stato coraggioso su San Siro”, ha detto il sindaco alla Leopolda riferendosi alla difficile ‘partita’ della vendita di stadio e aree circostanti a Inter e Milan.

“No, coraggiosi va detto al plurale, perché la questione l'hanno risolta i consiglieri comunali”, ha replicato la capogruppo del Pd in aula, Beatrice Uguccioni. A tutti è apparso uno scontro, ma il segretario milanese (e metropolitano) del Pd, Alessandro Capelli, intervistato da MilanoToday, nega: “Dialettica politica, ed è accaduto diverse volte”. Ma ammette: “È una fase complicata per la città”.
Lunedì 6 ottobre lo scontro più forte di sempre tra Sala e il Pd: Sala aveva detto di aver avuto coraggio sulla vendita di San Siro e la vostra capogruppo ha replicato che usare il singolare è offensivo. I consiglieri del Pd stanno per perdere la pazienza?
“Io non utilizzerei la parola scontro perché da quando sono segretario è accaduto in diverse occasioni che ci fosse una dialettica politica tra il sindaco e il Partito democratico, partito di maggioranza relativa. La prima volta è stata quando nell'aprile 2024 avevamo detto che era necessario ripensare il modello Milano iniziato nel 2011 e che dovessimo concentrarci su un nuovo progetto per la città. È parte della normale dialettica politica tra un sindaco e i partiti della sua maggioranza. Alleati, ma anche autonomi. Sicuramente, come ha detto la nostra capogruppo, per noi è fondamentale la necessità di dare centralità al consiglio comunale e alla politica. Siamo dentro una fase complicata della città, ed è necessariamente il tempo del Noi. Un lavoro corale e un metodo collettivo che il Partito democratico rivendica apertamente. Il Partito democratico ha un ruolo di grande responsabilità rispetto alla città, ma proprio per questo chiediamo a tutti lo sforzo di lavorare insieme, con rispetto e per il bene collettivo. Lo diciamo da tempo: per cambiare le cose, bisogna governare insieme, non da soli”.
A luglio si è parlato di un cambio di passo necessario. Siamo a ottobre, quando arriva e quali caratteristiche deve avere?
“Milano, grazie al centrosinistra, ha vinto la sfida della crescita ed è diventata una città veramente europea. Ora deve necessariamente tornare a sentirsi giusta. In altre parole la grande ossessione che dobbiamo avere riguarda l'accessibilità alla città. Chiunque deve poter godere delle opportunità di Milano, indipendentemente dal reddito famigliare. Come ci si arriva? Mettendo al centro la politica, oltre che l'amministrazione. Su San Siro abbiamo fatto una scelta politica. Partendo da una situazione oggettiva abbiamo lavorato per indicare delle priorità politiche: un solo stadio per Milan e Inter accessibile e con capienza pari a quella attuale, verde pubblico, nessun euro di bilancio pubblico per il calcio di Serie A, soldi pubblici che invece vanno usati per riqualificare quel quartiere popolare, per le case popolari e per riaprire le piscine pubbliche. Inoltre mi piace ricordare che alla Festa dell'Unità di Milano abbiamo presentato 10 progetti per la nostra agenda di fine mandato: dal salario minimo comunale alla progettazione coi cittadini della nuova metropolitana e al lavoro sull'abitare. Sappiamo che i bisogni della città oggi non possono aspettare e quindi, insieme alla coalizione, ai gruppi consiliari e alla giunta intera, stiamo lavorando per 16 mesi di fine mandato che abbiano ritmo e chiarezza delle priorità”.
Con Azione ridotta a 2 consiglieri, è meno probabile che un esponente del partito di Calenda entri in giunta. Manca l'undicesima casella: spetta a voi? Serve anche un rimpasto o no?
“Per quanto ci riguarda non è una questione di aritmetica delle poltrone ma di direzione politica. Il rimpasto per noi può essere un’opportunità importante per dare segnali alla città su una nuova collegialità e sulle priorità di fine mandato. Oggi non si tratta di ridisegnare equilibri interni, non è quello che interessa ai milanesi. Con questo passaggio ai milanesi possiamo far vedere che siamo concentrati al 100% sulla città e i suoi bisogni, consapevoli di quello su cui serve accelerare o dare segnali di cambiamento; che il centrosinistra nato nel 2011 è vivo e unito e che lavoriamo insieme per il progetto della città del futuro”.
Quali possono essere tre parole chiave verso la fine del mandato e tre parole chiave per il futuro?
“Accessibilità, casa, plurale. La nostra sfida è per una Milano accessibile a tutte e tutti, goduta e vissuta pienamente da tutte e tutti. Sappiamo che la grande emergenza è il diritto alla casa, che si traduce nel piano in essere per zero case popolari comunali sfitte e nella realizzazione del primo piano casa d'Italia per garantire casa ai redditi medi. E infine plurale: per non dimenticare Milano prima del 2011, lugubre, spenta e chiusa. Oggi Milano deve rimanere città dei diritti civili, multiculturale e partecipata. E ai tempi della Meloni e Vannacci che guidano il centrodestra, non è scontato”.
È in bilico la tenuta della coalizione. I Verdi hanno criticato il metodo su San Siro, come l'emendamento tagliola, e stanno riflettendo se togliere l'appoggio all'amministrazione. Il Pd farà passi per convincerli a desistere? Tornando indietro su quella partita fareste cose diverse?
“Ci siamo presentati alle elezioni nel 2021 con la consapevolezza di avere idee diverse sul futuro dello stadio. Detto questo noi lavoriamo per fare ogni passo utile per tenere unita la coalizione e perché anche i Verdi e Sinistra Italiana si sentano a casa nel centrosinistra. Così come lavoriamo per rafforzare il rapporto con il variegato mondo riformista. Per noi non è tatticismo ma un nostro modo di intendere la politica perché pensiamo che Milano è più forte quando è plurale. A Milano esiste un centrosinistra molto più largo della somma dei singoli partiti: una coalizione civica, sociale che è stata in tanti passaggi protagonista di questa trasformazione. E oggi il compito del Pd è quello di lavorare per tenere insieme e indicare una via: un progetto Milano, un centrosinistra unito, civico e sociale, un percorso condiviso dove tutti si possano sentire accolti. Perché non credo che i nostri elettori potrebbero mai accettare ragionamenti tattici o divisioni interne al centrosinistra”.

 

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