Mai agito contro il bene comune
Articolo del Corriere della Sera.
«Non ho perso un grammo della motivazione che ho». È un ritorno dalle vacanze battagliero quello del sindaco Beppe Sala, che venerdì 5 settembre è intervenuto dal palco del Festival dell’Unità all’Arci Corvetto, elencando i punti di fine mandato e facendo un bilancio di questi «9 anni e 2 mesi» a Palazzo Marino.
«Li conta tutti?» Chiede la moderatrice Serena Bortone. Sala sorride, non si arrischia a pronunciare quel «sì», resta sospeso: «C’è tanto da fare - risponde -: avviare il Piano Casa e trovare una soluzione alternativa per il Leoncavallo, arrivare pronti per le Olimpiadi». E assicura: «dopo non lascerò l’incarico».
Le prime parole sono per Giorgio Armani, il re della moda scomparso giovedì. L’ultima telefonata? Il 6 agosto. «Per me era un momento difficile», sottolinea Sala. Una manciata di giorni dopo i giudici avrebbero disposto gli arresti domiciliari per l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi. Il sindaco portava ancora sulle spalle il doppio capo di imputazione: falso e induzione indebita. In quei giorni di bufera, quella «chiamata di un minuto - ricorda Sala - è stata l’ennesima prova di amicizia». Il sindaco non si spinge a raccontare oltre, «meglio tenere riservati alcuni momenti personali», ma si lascia andare a un ricordo: a fine telefonata re Giorgio gli dice: «Io sono un amico vero».
La mente ritorna a quei giorni di luglio, alle inchieste, a quella domanda che più volte Sala si ripete: «Abbiamo sbagliato qualcosa?». L’interrogativo poi si allarga, «perché i momenti di crisi servono per capire cosa cambiare», e Sala arriva a fare un bilancio generale dei due mandati: «Mi rimprovero che forse negli anni non ho cercato abbastanza il dialogo con varie parti delle comunità e della politica. Mi rimprovero il fatto - aggiunge - che a volte sono troppo comandino». È l’eco del suo passato da manager, abituato a prendere decisioni e andare avanti: «Quando leggo dalle carte delle indagini che Manfredi Catella mi condizionava dico che se mai il mio tema è il contrario, cioè che faccio troppo di testa mia». E il pensiero, anche se prova ad allontanarlo, poi torna sulle inchieste: «sono preoccupato per l’immagine della nostra città», sottolineando che «il modello Milano avrà mille difetti, ma ha avuto anche il pregio di prendersi dei rischi». E precisa: «Non c’è nessuno, né io né i miei collaboratori, che per proprio interesse ha fatto azioni contrarie al bene della comunità».
I conti però si fanno alla fine e la bandiera a scacchi resta fissata al 2027. Sala non molla. Pertanto respinge l’ipotesi che possa lasciare l’incarico dopo le Olimpiadi: «Per come sono fatto io credo che sia un tema di senso del dovere». Dopo i Giochi invernali «si potrà iniziare a parlare anche di candidature in vista delle comunali», con Sala «pronto a dare una mano» se il centrosinistra glielo chiederà. Intanto, Sala rilancia sugli obiettivi di fine mandato: «Avviare il Piano Casa, prendermi cura della città (è previsto un progetto di manutenzione stradale, ndr) e trovare una soluzione alternativa per il Leoncavallo». Il sindaco mette i puntini sulle i:«Non paragoniamo il centro sociale che ha una storia di 50 anni e un valore politico e storico a Casapound». Il movimento politico di estrema destra occupa un immobile a Roma di proprietà comunale: «Spero che li sgomberino domani mattina», aggiunge Sala. Oggi intanto è previsto il corteo in difesa del Leoncavallo: «Spero sia una manifestazione pacifica», auspica il sindaco che non potrà esserci in quanto sarà a Parigi.
In questi giorni si sta «prendendo una direzione» anche in merito all’affaire San Siro. «Non so come finirà», spiega il sindaco sottolineando che dopo essersi reso conto «che stava diventando una cosa troppo personale», lascerà la decisione sulla vendita del pacchetto San Siro al Consiglio comunale. «Vedremo come andrà, quello che posso dire è che per me è stato come portare una croce».