Legge speciale per Milano, il punto di partenza deve essere la Città metropolitana
Intervista del Corriere a Silvia Roggiani.
«Ben venga la legge speciale per Milano, benissimo lavorarci tutti insieme, ma non solo a partire dai confini comunali, le sfide si devono affrontare anche in ottica di Città metropolitana». Silvia Roggiani, deputata e segretaria regionale del Pd, aggiunge una tessera al mosaico - al momento verbale - che dovrebbe dare forma a un impianto normativo su misura per «la capitale economica d’Italia».
Tre giorni fa, su queste pagine, il professor Luciano Fasano si è rivolto ai politici milanesi di tutti gli schieramenti esortandoli a convergere su una legge speciale per Milano. E ieri il senatore leghista Massimiliano Romeo ha ricordato la sua proposta di legge, depositata in estate, e ha invitato il centrosinistra a una collaborazione.
Roggiani, il Pd come si pone di fronte a questi inviti?
«Trovo importante questa attenzione per Milano e il riconoscimento del suo ruolo importante per l’intero Paese. E anche l’idea di una legge speciale è molto interessante, ma non posso non notare che mentre il professor Fasano fa riferimento alla dimensione metropolitana, la proposta del senatore Romeo è basata su quella del Comune. E invece per affrontare i grandi temi, a partire dall’enorme questione dell’abitare, i confini municipali sono anacronistici. E questa può essere l’occasione per rafforzare il Comune di Milano ma anche occuparci della grande incompiuta, la Città metropolitana».
Ma, al netto di queste differenze di visione, ci sono margini per collaborare?
«Ripeto, è sicuramente importante che se ne parli, ma sarebbe bene passare dalle parole ai fatti, con coerenza. Non dimentichiamo che nelle ultime tre leggi di bilancio, firmate da un ministro lombardo e leghista, sono sempre state tagliare risorse a Milano, soltanto in quest’ultima 92 milioni al Comune a quasi 150 alla Città metropolitana. Poi, nel Decreto anticipi, in vista delle Olimpiadi viene riconosciuta flessibilità nel gestire gli straordinari, in particolare delle polizie municipali, a tutti i Comuni coinvolti tranne a Milano. E questo si aggiunge a molte scelte della Regione punitive verso Milano. Insomma, siamo contenti che adesso si riconosca il ruolo di traino del capoluogo, la sua capacità di attrazione e di crescita, ma sarebbe opportuna una coerenza anche nei fatti».
Ma quale potrebbe essere, allora, il percorso per arrivare a una legge speciale?
«Un tavolo che coinvolga le forze politiche ma anche quelle economiche e sociali, perché non va trascurato il patto per la Città metropolitana siglato da Assolombarda con i sindacati attorno al concetto chiave di “reti”: dalle acque alla mobilità, dalla formazione al lavoro alle reti digitali, bisogna ragionare oltre i confini comunali».
Dopodiché si può collaborare?
«Certo, alcuni temi dovrebbero stare a cuore a tutti, come ho dimostrato nella battaglia sulle risorse per i Comuni».
