Skip to main content
  • Mauro Magatti

Le democrazie sono schiacciate da una tenaglia insidiosa

Articolo di Mauro Magatti pubblicato da Avvenire.

A tre anni di distanza dall’attacco russo all’Ucraina, le democrazie occidentali sono in affanno. L’onda lunga della guerra, sommata alle trasformazioni economiche e tecnologiche, sta mettendo a nudo fragilità profonde. Note da tempo, ma aggravate dalle forti tensioni del tempo. Il caso della Francia è il più eloquente.

Le proteste di questi giorni non-sono episodi isolati, ma il sintomo di un malessere radicato. L’aumento del debito pubblico, combinato con la crescita delle disuguaglianze, ha compromesso il rapporto di fiducia tra il presidente Macron e gran parte del paese. Il leader, che si era presentato come l’alfiere di un nuovo modello sviluppo, appare sempre più distante dal popolo, prigioniero delle logiche finanziarie internazionali e incapace di costruire le condizioni di un nuovo patto sociale. Le piazze francesi ci dicono che non è più sostenibile governare appellandosi soltanto alla retorica della modernizzazione, se questa si traduce in sacrifici distribuiti in maniera iniqua e in una crescente precarietà.
Dall’altra parte dell’Atlantico, anche gli Stati Uniti stanno vivendo una stagione inedita. Con un presidente che continuamente forza le regole istituzionali, l’equilibrio dei poteri – cardine della democrazia americana – è messo a dura prova. La polarizzazione politica, alimentata dai media e dalle piattaforme digitali, non è più solo un dato sociologico, ma un rischio per la stabilità del sistema stesso. Ogni decisione sembra diventare un pretesto per lo scontro totale, mentre la fiducia nelle istituzioni tocca livelli minimi. Di fronte a un contesto globale che richiederebbe chiarezza e capacità di guida, Washington appare tutta assorbita dalle sue diatribe interne. Ma anche altre democrazie sono in difficoltà. Il governo guidato da Keir Starmer nel Regno Unito, nato con l’obiettivo di riportare stabilità dopo anni di turbolenze politiche e post-Brexit, è già ai minimi di popolarità. Le promesse di riforma e di rilancio economico sembrano essersi arenate nel pantano delle difficoltà strutturali e della disillusione diffusa. In Germania – ex locomotiva economica europea – la situazione è ancora molto incerta: nonostante il cancelliere Merz, il Paese rimane in una fase di recessione persistente. Le basi industriali che per decenni avevano garantito prosperità vacillano sotto il peso della transizione energetica, delle catene del valore globali interrotte e della concorrenza asiatica.
Le democrazie sono schiacciate da una tenaglia insidiosa. Da un lato, la crisi sociale indotta da un capitalismo sempre più estrattivo, che concentra ricchezza e potere, impoverisce il tessuto comunitario, e spinge un’innovazione tecnologica che procede a una velocità vertiginosa. Dall’altro lato, le prolungate tensioni internazionali che costringono a prendere decisioni rapide e impopolari. In questo contesto, gli investimenti in armamenti e sicurezza tornano a crescere, spesso a discapito delle politiche sociali e ambientali. Col risultato di un diffuso senso di impotenza delle istituzioni democratiche. Al di là degli aspetti economici e politici, la radice più profonda di questa crisi è culturale e spirituale. Le democrazie hanno vissuto negli ultimi decenni sotto il segno di un individualismo radicale e di un nichilismo pratico che hanno eroso i legami simbolici e comunitari. L’idea che ciascuno basti a sé stesso, che la vita buona coincida con il consumo e l’autorealizzazione narcisistica, ha lasciato dietro di sé un vuoto spaventoso. Proprio quando ci sarebbe bisogno di coraggio, di immaginazione, di coesione, il terreno è occupato da paura, cinismo e rassegnazione. È lo scollamento tra potenza economica e impotenza politica che rende oggi le democrazie vulnerabili di fronte alle sfide storiche.
L’uscita da questa spirale non può che passare da un ripensamento dell’assunto che ha dominato gli ultimi decenni: l’idea che niente e nessuno esista a prescindere dagli altri. La società non è la somma di individui isolati, ma l’intreccio di relazioni che ci tengono in vita. La sovranità di un singolo Stato è un valore da tutelare, ma va pensata e praticata nel quadro delle interconnessioni globali che sono sempre più stringenti. Al di là delle pluralità delle idee e delle culture, ciò che va rafforzato e rinnovato è il senso di un orizzonte condiviso. Senza una capacità di riconoscere e coltivare il nesso strutturale tra l’io e il noi”, la democrazia perde il suo fondamento. È da qui che occorre ripartire: dalla consapevolezza che libertà e responsabilità, pluralismo e solidarietà, autonomia e legame sociale non sono alternative, ma elementi inseparabili di un medesimo progetto.

 

Condividi questo contenuto su :
Pin It

Iscriviti alla nostra Newsletter

Per ricevere la mail di aggiornamento attività .
Accetto la Privacy policy