Skip to main content
  • Chiara Braga

L'attacco di Trump per disgregare l'Europa

Articolo di Chiara Braga.

Lunedì 20 gennaio Donald Trump ha giurato per il suo secondo mandato da presidente degli Stati Uniti e le sue prime ore alla Casa Bianca ci consegnano parole aggressive e pericolose.

Nel discorso di insediamento il nuovo Presidente di ritorno ha come prima cosa messo bene in chiaro l’intenzione di portare subito gli Stati Uniti a produrre la maggiore quantità possibile di petrolio e gas. Lo ha fatto a suo modo, con uno dei suoi slogan preferiti: “Drill baby, drill” - trivella baby, trivella -, come se non ci fosse un domani, come se non ci fossero né figli né nipoti a cui lasciare il pianeta. E infatti, il passo successivo è stato quello di procedere con il ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul clima. Per Trump l’età dell’oro americana coincide con l’aggravarsi della crisi climatica che egli stesso considera una bufala inventata dagli scienziati. Tutto questo mentre il 2024 è stato riconosciuto da tutto il mondo scientifico l’anno più caldo da quando è possibile misurare le temperature, con gli eventi estremi che aumentano di frequenza e intensità.
Passando dalle parole ai fatti, Trump ha poi firmato una raffica di ordini esecutivi che dispongono, per citarne qualcuno, l’uscita degli Usa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; l’abolizione dello jus soli ovvero il diritto di cittadinanza per i figli immigrati nati negli Usa; la possibilità di effettuare blitz mirati contro gli immigrati; il ritorno della pena di morte a livello federale; la grazia per gli assalitori di Capitol Hill del 6 gennaio del 2021.
Sul piano economico il neo Presidente ha annunciato l’avvio della guerra dei dazi che colpirebbe, oltre la Cina, anche le esportazioni europee; la cancellazione della Global minimum tax sulle multinazionali; un massiccio investimento di circa 500miliardi di dollari in alcune infrastrutture dell’AI; l’istituzione del Doge, l’ufficio per l’efficienza governativa guidato da Elon Musk.
Le parole arrivate da Washington sono un “messaggio aggressivo e preoccupante”. E’ come se Trump esprimesse già un “delirio di onnipotenza”. Un ritorno del nazionalismo, della politica di potenza, dell’unilateralismo, del capitalismo imperante sopra la democrazia, principi di un alfabeto valoriale ben diverso da quello su cui si fonda l’Unione europea.
Perché le parole di Trump vanno dritte contro l’Europa. Il suo antieuropeismo è conclamato, lo sgarbo del mancato invito alla Von der Leyen non è solo villania, è strategia politica, è la schietta negazione di un ruolo politico che il nuovo presidente considera irrilevante. Trump e il capitalismo tecnologico delle big tech hanno lanciato una sfida rivolta anche all'Europa. Serve una risposta forte dell'Unione europea: non si può pensare come fa la premier Meloni che bastino solo le "relazioni bilaterali". Per affrontare il futuro liberi e sicuri l’Europa deve cambiare, serve più slancio. E se oggi questo rilancio stenta a manifestarsi è responsabilità dei nazionalismi che sono forti ed egemoni in moltissimi governi europei, tra cui il nostro.
Quello che preoccupa è che Trump sta cercando degli alleati per frammentare e disgregare l'Unione europea. Giorgia Meloni si è chiaramente prestata a ricoprire questo ruolo mostrando una cinica doppiezza: facendo l’europeista a Bruxelles e la sovranista con Orban, Vox e le maggiori forze dell’estrema destra europea. La Presidente del Consiglio decida da che parte stare perché l'Europa dovrà essere all'altezza di questo attacco con o senza Giorgia Meloni.

Condividi questo contenuto su :
Pin It

Iscriviti alla nostra Newsletter

Per ricevere la mail di aggiornamento attività .
Accetto la Privacy policy