Guerra dei dazi: l'Europa è pronta?
Articolo di Patrizia Toia.
Ho sempre pensato e sostenuto a voce alta che l’Unione Europea sia stata un po’ troppo "ingenua" nelle sue relazioni commerciali con gli altri continenti. Un po’ più di accortezza e di difesa, anche a costo di sembrare poco "aperta", sarebbero state necessarie, ma d’altra parte lo scopo positivo era quello di creare proficue relazioni anche attraverso il commercio.
Ma ora credo che passare da quell’atteggiamento alla "guerra dei dazi" non sia la migliore strategia. Certo, ci troviamo di fronte a minacce di una possibile "guerra dei dazi" ed è giusto affrontarle pensando anche a strumenti e misure "aggressivi", ma anche qui occorreranno lungimiranza e duttilità.
Trump ha già imposto tariffe del 25% su Canada e Messico e si parla di un 10% sui prodotti cinesi. Se gli Stati Uniti imponessero un dazio del 10% sull’Italia, avremmo un impatto diretto sulle nostre esportazioni di produzioni per 7 miliardi di euro. Un colpo durissimo per settori come meccanica, macchine industriali e alimentari, in cui siamo grandi esportatori, e tanti altri importanti settori.
L’Europa oggi ha risposto che se ci saranno dazi, li applicheremo anche noi. Ma non basta una reazione di forza, occorre una strategia più articolata. La nostra politica commerciale in passato ha consentito l’arrivo di troppi prodotti a basso costo a scapito delle nostre produzioni, come è successo con l’acciaio cinese o turco. Esiste una via di mezzo tra l’apertura totale e il protezionismo cieco.
Se si entra in una spirale di dazio su dazio, ritorsione su ritorsione, rischiamo di pagarne il prezzo più alto. Oltre al danno diretto, ci sono altri effetti: per esempio, se le merci cinesi non troveranno sbocco negli Stati Uniti, arriveranno in Europa con prezzi ancora più bassi, mettendo in ginocchio molte nostre imprese.
Questa guerra commerciale, per ora una dichiarazione d’intenti inevitabile, rischia di essere pericolosa. L’Europa deve agire compatta: guai a cercare vantaggi individuali con Trump, perché dividersi significa diventare più deboli, tutti.
L’Europa, poi, deve avere gli occhi aperti e una postura abile: saper minacciare e negoziare quando serve per proteggere le nostre esportazioni. C’è chi dice che le minacce di Trump siano solo uno strumento per ottenere altre concessioni. Già in serata ha parlato di sospensione dopo un mese se otterrà altre concessioni. E anche questo è incredibile, come se l’economia potesse reggere accordi commerciali internazionali a tappe. Ma dobbiamo essere pronti.
Di positivo, oggi, c’è stata una reazione unitaria e fiera. Anche se alcuni paesi continuano a strizzare l’occhio a chi vuole dividere l’Europa, il vertice si è chiuso con una certa soddisfazione. Ora, però, servono strategia e fermezza.