Europa: è l'ora di agire
Articolo di Patrizia Toia.
All’avvio del vertice di Monaco sulla sicurezza e mentre Trump dialoga direttamente con Mosca, senza Zelensky né l’Europa, rilegittimando Putin l’aggressore, dobbiamo fermarci a riflettere sulla natura di passaggi e di scelte che potrebbero avere effetti di portata storica, nel momento in cui un vecchio ordine internazionale in crisi sembra finito e non sono chiari i pilastri su cui costruire il nuovo.
Sono passaggi e processi che possono mettere in crisi l’equilibrio internazionale e l’Europa si gioca il suo futuro, la sua stabilità, cioè la sua pace e democrazia.
Rischia di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie, di diventare una pedina ininfluente di una partita giocata altrove, senza regole democratiche né valori di interesse generale.
Certo, val la pena di non essere catastrofisti, ma vale ancora di più la pena di non essere ingenui o miopi.
Cosa c’è in gioco?
Se finisce l’architettura di un mondo e di istituzioni internazionali fondate sul dialogo, allora alla cooperazione si sostituisce la contrapposizione, il diritto lascia il posto alla forza, il rispetto delle regole cade di fronte alla dominazione e la distensione cede il passo al conflitto.
In questo incerto e pericoloso quadro internazionale, l’America dimostra una forza disruptive continua: allontanamento dall’Europa e, insieme, tentativo di divisione attraverso i rapporti bilaterali; disimpegno sulla sicurezza europea e, paradossalmente, rilancio di quel Putin che è il principale pericolo per la sicurezza dell’Europa; e, di fondo, delegittimazione dell’ONU e delle sue articolazioni.
Nei cicli della storia, il passato ci aiuta con le sue lezioni, anche tragiche.
Le parole misurate e insieme solenni del Presidente Mattarella a Marsiglia ripercorrono i processi che hanno portato, con le azioni fatte o mancate, alla Seconda guerra mondiale (https://www.quirinale.it/elementi/127308).
I parallelismi sono allarmanti.
Per questo il monito è alto e forte: all’Europa tocca ora l’inderogabile compito di ritrovare la sua ambizione e la sua funzione, ricordando perché è nata, con quali finalità e su quali valori.
E oggi non basta più curare il proprio giardino, anche dalle interferenze esterne che le tecnologie più avanzate rendono sempre più pervasive: occorre curare la “foresta intorno”, cioè il mondo ai confini e quello globale.
Salvare l’Europa comporta anche impegnarsi nella ricostruzione del nuovo mondo e nella salvaguardia delle regole fondamentali delle democrazie e del diritto internazionale, allargando alla presenza e al ruolo dei paesi del Sud del mondo e alle nuove leadership sulla scena mondiale per un indispensabile sistema multilaterale.
L’Europa si gioca molto, se non tutto, in questa fase.
Ma, imprescindibile, è ritrovare una vera e convinta UNITA’, senza la quale non c’è forza né protagonismo efficace.
Sono le crisi a fare l’Europa, diceva Jean Monnet.
Ma questa crisi può “fare l’Europa” o disfarla.
Per approfondimenti riporto qui il commento dello storico Prof. Giovagnoli.