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  • Sergio Mattarella

Da scellerate guerre e dazi danni anche all'economia europea e italiana

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito del Lavoro” ai Cavalieri del Lavoro.

Questa tradizionale cerimonia ha molti significati: si pone in grande evidenza quello dell’incontro tra generazioni: imprenditori che hanno dimostrato capacità nella guida di aziende e studenti che hanno raggiunto punte di eccellenza per proseguire con efficacia gli studi, in attesa di assumere responsabilità nella società di domani.

I Cavalieri del Lavoro da lungo tempo sono impegnati nel Collegio universitario Lamaro Pozzani a sostenere la formazione di giovani, ed è ben noto che la formazione è il vettore più potente per entrare con soddisfazione nel mondo del lavoro.
Simbolicamente il vostro impegno si rinnova con questa cerimonia, nella quale la vicinanza tra Cavalieri e Alfieri manifesta un investimento che continua e che, al tempo stesso, si propone di includere e di innovare.
La responsabilità dell’impresa non si esaurisce nell’aumento dei profitti.
Si tratta, piuttosto, di un legame forte che unisce il progresso economico alla crescita civile di un Paese. Legame ancor più visibile in aziende come quelle guidate da Cavalieri del Lavoro.
Le imprese generano futuro e, in questo percorso, la capacità di guardare oltre i vantaggi contingenti è un moltiplicatore di valore.
Ecco la ragione per la quale, con la vostra Federazione avete, con lungimiranza, dedicato tanto impegno alla riflessione sull’Europa, affiancandovi uno sguardo ancora più ampio.
Le scellerate guerre in atto, i crescenti squilibri geopolitici, le pericolose chiusure protezionistiche che alterano il mercato, stanno producendo danni – come in ogni continente - anche alle economie europee. Inclusa quella italiana.
Il Centro Studi di Confindustria ha stimato, nei giorni scorsi, un potenziale danno di notevole spessore derivante dalle politiche dei dazi introdotti.
Contrastare le iniziative che intendono forzare il diritto internazionale e il libero commercio richiede di poter contare su adeguata massa critica e questa, per noi, si chiama Unione Europea.
Soltanto l’Europa, nel suo insieme, ha le dimensioni per affrontare da protagonista questo tempo difficile.
È di grande importanza che i Cavalieri del Lavoro - come ha sottolineato il Cavalier Zobele - diano al processo di unità europea una convinta priorità nei loro programmi.
Qualche anno addietro dalla Santa Sede – con le parole di Papa Francesco - è stata proposta una efficace immagine per rappresentare l’avvio di una fase di “guerra mondiale a pezzi”. Guerra frammentata ma non meno pericolosa.
Vorrei raccogliere quell’immagine per metterne a fuoco una analoga: stiamo assistendo a conflitti e iniziative che sembrano porre pesantemente a rischio, - voler fare a pezzi - l’ordine internazionale così faticosamente costruito sulle macerie della Seconda guerra mondiale.
Questo ordine, sorto sulla base delle condizioni del mondo degli anni cinquanta, va rielaborato, in corrispondenza al mondo così diverso di oggi, ma va preservato.
Siamo, ancora una volta, di fronte al dilemma: come utilizzare le risorse? Per distruggere o per costruire? O, per distruggere per poter costruire a propria convenienza?
Quasi che il lungo periodo di cooperazione non avesse, invece, dimostrato gli importanti traguardi raggiunti da una umanità in pace.
Taluni comportamenti sembrano suggeriti da una lettura distorta se non addirittura opposta della lezione di Joseph Schumpeter. Per l’economista austriaco “distruzione creatrice” era - è - l’effetto della capacità di innovazione delle imprese e non la sua premessa. E’ l’innovazione che, al centro dei processi, promuove crescita e progresso.
In fasi di questa natura emerge ancora di più il ruolo degli imprenditori, dei capitani di impresa, delle imprese, nel concorrere, con la loro azione, alla definizione del bene comune, dell’interesse del Paese, della comunità internazionale.
La responsabilità sociale appartiene a tutti.
L’Europa è il nostro destino, il destino che abbiamo – saggiamente - scelto.
Ben lo sanno i giovani, che si sentono cittadini europei oltre che del proprio Paese. L’Erasmus – insieme alla libera circolazione, alle regole di Schengen - è stato per tanti uno straordinario motore di incontro, di conoscenze, di crescita, di formidabile dinamismo.
A questo riguardo desidero ricordare e rinnovare riconoscenza nei confronti di Sofia Corradi, recentemente scomparsa, che del programma Erasmus fu l’ideatrice: promuovendo una grande, efficace innovazione per il Continente e per i suoi giovani.
L’innovazione è oggi – ancor più che nel passato - il cuore dell’indirizzo di un Paese e di un Continente che vogliono dire la loro nel mondo, così come lo sono sostenibilità ambientale e sociale.
Inclusione è parola chiave della sostenibilità.
L’andamento demografico oggi - lo abbiamo ulteriormente avuto confermato, nei giorni scorsi - non consente superficialità di analisi. Tra gli altri ne consegue, nel medio periodo, un aspetto: quello di evitare una perdita ampia, rilevante di lavoratori attivi e un impoverimento strutturale del welfare.
Questo aspetto si aggiunge a quello, di prioritaria grande preoccupazione, dell’invecchiamento progressivo e rapido della nostra popolazione e del futuro dell’Italia.
In queste riflessioni si inserisce quanto poc’anzi ha detto il Cavalier Zobele a proposito dell’immigrazione - fenomeno epocale in tutti i continenti - che si presenta nella sua complessità e anche nel suo contributo allo sviluppo.
Il lavoro italiano vive già per circa il 10% di presenza straniera, con due milioni e mezzo di lavoratori. Si tratta di un apporto ampio alla ricchezza nazionale.
Nelle politiche migratorie – che ci auguriamo trovino finalmente l’Unione Europea più consapevole che in passato della loro dimensione sovranazionale - si pone da molto tempo l’esigenza di un sistema per regolare in modo positivo il fenomeno e, in questo ambito – come tanti imprenditori hanno da tempo compreso - sono centrali la questione della formazione e della legalità degli accessi.
Ne conseguirebbe, oltre al contrasto al disordine dell’immigrazione clandestina, una sconfitta dei crudeli trafficanti di esseri umani, la cui azione criminale provoca, quasi giorno per giorno, vittime innocenti che non possono lasciare indifferenti le nostre coscienze.
Va aggiunto che l’integrazione non è semplicemente esercizio di umanità e investimento sul futuro. È una sfida importante per la nostra convivenza civile, per la capacità di perseguire gli obiettivi di coesione sociale indicati dalla Costituzione, nell’affermazione di principi come libertà ed eguaglianza.
Vi ringrazio per quel che fate, per le vostre attività di impresa. Per il vostro impegno nella Federazione dei Cavalieri del Lavoro.
Auguro a tutti voi – Cavalieri del Lavoro e studenti - di continuare con il medesimo spirito e con lo sguardo sempre rivolto all’avvenire.
Auguri!

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